domenica 24 marzo 2024

CHIESA DI SANTO SPIRITO - 1519 - 1656

 SANTO SPIRITO









I lavori per la costruzione della chiesa e del convento di Santo Spirito, in via Montebello, iniziarono nel 1519. Alla morte del duca Alfonso I d'Este i lavori vennero interrotti ma dalle fonti risulta che il complesso doveva essere già di notevole ampiezza. Nel 1570 la chiesa venne danneggiata pesantemente dal disastroso terremoto che si abbatté a più riprese sulla città. Subito dopo il terremoto si decise di ristrutturare la chiesa e il convento. I lavori finirono solo nel 1630 e fecero assumere alla chiesa e al convento le forme attuali. La parte del convento che subì meno danni nel terremoto è quella del capitolo e del refettorio che risale alla primitiva costruzione cinquecentesca e all'interno presenta cinque rosoni dipinti dalla scuola del Garofalo.

Il convento e la chiesa vissero il loro periodo di maggior prestigio durante la fine del Seicento e per tutto il Settecento.

Nel 1830 il soffitto della chiesa crollò distruggendo tutte le decorazioni e i dipinti delle volte. Nella seconda metà dell'Ottocento il convento venne tolto ai frati minori osservanti e subì varie destinazioni d'uso.

Parte del convento fu destinata ad appartamenti privati, parte all'Università. Dal mese di ottobre del 2009 i frati francescani hanno dovuto rinunciare a officiare il culto cattolico e si sono trasferiti in altre chiese. La chiesa è retta, su mandato dell'arcivescovo Paolo Rabitti, dai frati francescani dell'Immacolata.

L'interno della chiesa è molto vasto e luminoso e scompartito da pochi altari ma dalle dimensioni grandiose. All'interno sono contenute alcune tele degne di nota oltre alla cosiddetta miracolosa statua di sant'Antonio da Padova che, come raccontano alcuni cronisti dell'epoca, il 13 giugno 1770 sembrò muovere la testa sopra la folla sbigottita e incredula. 

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Fondata nel 1519.
Consacrata il 17/02/1656 dal Card. Carlo Pio.
Eretta nel 1869.

STORIA

La storia della parrocchia di S. Spirito è alquanto articolata. Nel 1757, a seguito della soppressione delle due antiche parrocchie cittadine rispettivamente intitolate a S. Salvatore (esistente sicuramente dal 952) e S. Maria delle Bocche (attestata sin dal 1106), con le entrate di queste chiese fu costituita dal cardinale Marcello Crescenzi la parrocchia di S. Matteo. Le vicende della parrocchia di S. Matteo nell'arco del secolo successivo finirono per intrecciarsi con la storia dei frati minori e della chiesa di S. Spirito. A questi monaci, la cui presenza secondo alcuni storici risalirebbe al 1272 e secondo altri al 1391, appartenevano il convento e la chiesa di S. Spirito. Tale chiesa fu ricostruita nel 1407 ed ampliata nel 1492 ad opera dell'architetto ferrarese Biagio Rossetti. Nel 1512 fu demolita insieme all'annesso convento per motivazioni di carattere militare e difensivo. Per iniziativa del duca Alfonso I d'Este nel 1519 fu intrapresa la ricostruzione, che tra alterne vicende, non escluso il terremoto del 1570, si protrasse sino al XVII secolo. Il nuovo edificio fu consacrato nel 1656 dal cardinale Carlo Pio. Tra il 1796 ed il 1799 truppe francesi con prigionieri tedeschi si stanziarono nel convento di S. Spirito e diversi frati furono ospitati presso i monaci olivetani in S. Giorgio e presso i cistercensi in S. Bartolomeo. Nel 1810 tutti i religiosi furono espulsi ed il convento fu messo a disposizione dell'esercito; in quell'occasione molti documenti andarono dispersi. Il convento fu riaperto nel 1816. Con il decreto regio del 7 giugno 1866 vennero soppressi gli Ordini religiosi ed espropriati i loro beni. Nel 1870 tutti i frati ad eccezione del custode della chiesa e di un suo coadiutore dovettero allontanarsi dal convento; poco tempo dopo però alcuni di essi tornarono e formarono una piccola comunità. Per evitare la demolizione o l'uso profano del tempio di S. Spirito l'arcivescovo card. Vannicelli Casoni con bolla del 12 gennaio 1870 trasferisce il titolo della chiesa di S. Matteo a quella di S. Spirito e affida la cura parrocchiale ai frati minori. Con decreto dell'arcivescovo mons. Luigi Maverna del 26 settembre 1986, riconosciuto dal Ministero dell'Interno, alla parrocchia di S. Matteo in Santo Spirito viene data la nuova denominazione di "Parrocchia di S. Spirito" (la settecentesca chiesa di S. Matteo è stata sconsacrata ed è attualmente adibita ad abitazione ed attività commerciali). Chiesa e parte del convento di Santo Spirito sono di proprietà demaniale, posti all'incrocio delle vie Montebello, Resistenza e Mentana.


 

SANTA MARIA DELLA PIETA' E SAN GAETANO DEI PADRI TEATINI

 SANTA MARIA DELLA PIETA' E SAN GAETANO DEI PADRI TEATINI


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Chiesa di Santa Maria della Pietà
La facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàFerrara
Indirizzocorso Giovecca 54 ‒ Ferrara (FE)
Coordinate44°50′12.79″N 11°37′18.47″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareSanta Maria della Pietà
Arcidiocesi Ferrara-Comacchio
ArchitettoLuca Danese
Inizio costruzione1622
Completamento1635

La chiesa di Santa Maria della Pietà, detta più comunemente dei Teatini, è un luogo di culto cattolico che sorge a Ferrara in Corso della Giovecca.

Fu edificata per i Chierici Regolari Teatini dell'Ordine di San Gaetano da Thiene su progetto dell'architetto ravennate Luca Danese, fra il 1622 ed il 1635.

A causa del terremoto dell'Emilia del 2012 la chiesa non è agibile e le funzioni vengono celebrate nell'adiacente sagrestia[1].




 

FERRARA - Ferrara - SAN MATTEO DEL SOCCORSO

 SAN MATTEO DEL SOCCORSO - VIA MONTEBELLO 43

 


 
 


La chiesa di San Matteo del Soccorso è un luogo di culto sconsacrato a Ferrara, in via Montebello. Risale almeno al XVI secolo. Wikipedia

Sede: Ferrara
Date di esistenza: 1757 - 1870

Intestazioni:
Parrocchia di San Matteo, Ferrara, 1757 - 1870, SIUSA

Nel 1757, a seguito della soppressione delle due antiche parrocchie cittadine rispettivamente intitolate a San Salvatore (esistente sicuramente dal 952) e Santa Maria delle Bocche (attestata sin dal 1106), con le entrate di queste chiese fu costituita dal cardinale Marcello Crescenzi la parrocchia di San Matteo. Le vicende della parrocchia di San Matteo nell'arco del secolo successivo finirono per intrecciarsi con la storia dei francescani e della chiesa di Santo Spirito. A questi frati, la cui presenza secondo alcuni storici risalirebbe al 1272 e secondo altri al 1391, appartenevano il convento e la chiesa di Santo Spirito. Tale chiesa, ricostruita nel 1407 ed ampliata nel 1492 ad opera dell'architetto ferrarese Biagio Rossetti, demolita poi nel 1512 insieme all'annesso convento per motivazioni di carattere militare e difensivo, fu fatta ricostruire per iniziativa del duca Alfonso I d'Este a partire dal 1519. Il nuovo edificio fu consacrato nel 1656 dal cardinale Carlo Pio. Con il decreto regio del 1866 vennero soppressi gli ordini religiosi ed espropriati i loro beni. Nel 1870 tutti i frati ad eccezione del custode della chiesa e di un suo coadiutore dovettero allontanarsi dal convento; poco tempo dopo però alcuni di essi tornarono e formarono una piccola comunità. Nel 1870 il cardinale Vannicelli, per evitare la distruzione della chiesa di Santo Spirito, trasferì ad essa il titolo della chiesa di San Matteo erigendola a parrocchia che affidò ai frati minori. La chiesa settecentesca di San Matteo è stata sconsacrata ed è attualmente adibita ad abitazione ed attività commerciali.



lunedì 1 novembre 2021

FERRARA- Ferrara - Santa Maria degli Angeli - Una chiesa che non c'è più

 






"La chiesa di Santa Maria di Belfiore era stata edificata nel 1403 dal marchese Nicolò III d’Este in prossimità della dimora estense di Belfiore. Soltanto a partire dal 1439 l’intitolazione
cambiò in Santa Maria degli Angeli richiamando l’omonima chiesa francescana di Assisi
con cui venne a condividere una speciale perdonanza (indulgenza) di concessione papale a
chi visitava il santuario in occasione della festa dell’Assunzione della Beata Vergine il 15
agosto.

La chiesa era raggiungibile attraverso la via dei Piopponi in seguito denominata degli
Angeli (attuale corso Ercole I d’Este), in un’area periferica del borgo di San Leonardo che
comprendeva anche il palazzo estense di Belfiore e il complesso monastico della Certosa
fondato dal figlio e successore di Nicolò Borso d’Este nel 1452, oltre che il Barco per gli
svaghi di caccia e falconeria della corte. Si trattava quindi di un’area «nobile», di stretta
committenza marchionale che sarebbe diventata strategica di lì a qualche anno in occasione
della guerra con Venezia. Sul sito della chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli
sorgerà, a inizio Novecento, la palazzina Boari-Zappaterra tuttora esistente."

 

 Tutte le notizie sulla chiesa posso essere reperite nell'articolo di Silvia Villani pubblicato sulla Pianura n.1 del 2015 (pagg. 51 e segg.) consultabile on line. Di seguito il link per trovarlo.

https://www.fe.camcom.it/servizi/informazione-economica/pubblicazioni/gli-ultimi-numeri-de-la-pianura/copy_of_2014-n.-3-la-pianura 

venerdì 27 agosto 2021

Ferrara - Cocomaro di Focomorto


 





Fondata nel 1642.

STORIA

La località di Cocomaro di Focomorto, nota anche come "Cocomaro vecchio" o "Cocomaro dal lato di Ferrara", per distinguerla dall'antistante "Cocomaro nuovo" (Cocomaro di Cona), è documentata già nel sec. X essendo una donazione fatta all'antico monastero di S. Salvatore. Sino al 1380 vi sorgeva un'antica chiesa dedicata a S. Michele soggetta alla Pieve di Contrapò. Nel sec. XII la località fu donata ai Canonici di S. Giorgio a cui nel sec. XV subentrarono i monaci olivetani, che fecero edificare l'attuale chiesa. Nel 1642 fu istituita la parrocchia alle dipendenze di questi religiosi. Il campanile attuale fu edificato nel 1770.

Cronotassi

Galeazzi Paolo (2014-2018), Manservigi Massimo (2007-2014), Manservigi Massimo (2001-2007), Bonaccio Edoardo (1997-2001), Padovani Silvio (1993-1997), Pinelli Igino (1989-1993), Grandini Antonio (1978-1989), Malfaccini Ascensino (1940-1977), Malfaccini Alfredo (1902-1941), Vignali Carlo (1886-1902), Nalli Gaetano (1841-1841), Fabri Angelo (1841-1841), Marani Francesco (1833-1841), Baglioni Luigi (1825-1832), Mantovani Camillo (1799-1825).

 

Cocomaro di Focomorto è una frazione, di 466 abitanti, del comune di Ferrara di cui essa fa parte. E' situata ad est della città dalla quale dista 7,25 chilometri. L'area è citata in alcuni documenti risalenti al 904, il suo nome era Val di Zucche e Val di Cuccula. Si hanno anche notizie del borgo in riferimento alla sua chiesa, risalente al 1141 dedicata a San Nicolò. Crollata nel 1642 fu successivamente ricostruita dalla Congregazione Benedettina Olivetana del Monastero di San Giorgio fuori le mura, mentre nel 1790 fu rifatto il campanile in stile barocco. L'abitato odierno si sviluppa lungo l'argine sinistro del Po di Volano, le cui acque lo separano da Cocomaro di Cona, sulla sponda opposta. Fra gli uomini illustri nati a Cocomaro di Focomorto si ricordano Ugo Malagù, pubblicista, e il celebre tenore Onelio Finca.

Il nome deriva da Cucumarious, forma antica di Cocumario, pentola, pignatta, cuccuma. La località è meglio conosciuta  come Cocomarino cui si aggiunge la specificazione di Cona, perché dipendeva da quella chiesa. Le origini dell'abitato sono molto antiche, probabilmente risalenti a prima del Mille. Il borgo odierno è formato da alcune case sorte nell'antica golena del Volano e lungo l'argine destro del fiume dove, ora, scorre la strada (Via Comacchio). Cocomaro di Cona è una frazione di Ferrara di 433 abitanti, facente parte della Circoscrizione 4. Nel borgo sorge la parrocchia dell'Assunzione, divenuta tale nel 1632 con la costruzione della chiesa. Il paese odierno si è sviluppato nell'antica golena del Po di Volano e si estende fra Aguscello e Cona. La piccola chiesa è dedicata all'Assunzione; ai tempi del Guarini fu affidata agli Olivetani di S. Giorgio ed elevata a parrocchia nel 1632. L'interno fu abbellito una prima volta nel 1760 e, ancora nel 1763; mentre il campanile elegante nella sua semplicità, risale al 1892. Un tempo v'era un palazzo detto la Camerina, di proprietà del Marchese Verano da Camerino, che fu poi degli Strozzi, dei Bentivoglio e dei Lombardi. Nelle campagne dominano lussureggianti frutteti. La sagra paesana cade il 15 agosto. 

 

 


Monumento che ricorda la notte tra l'11 e il 12 agosto del 1944 quando nei pressi della Certosa un plotone di esecuzione italiano fucilò 7 persone arrestate nei giorni precedenti anche nella zona di Cocomaro di Focomorto.

domenica 25 aprile 2021

FERRARA - Francolino

 



La chiesa di San Marco Evangelista venne costruita nel 1139 nel territorio di Francolino, importante porto fluviale sul Po.

La chiesa di San Marco Evangelista di Francolino sorge a ridosso di uno degli incroci più importanti della località, sviluppatasi lungo l’attuale via dei Calzolai, vicino alla riva del Po. La facciata, completamente sagramata, è scandita nell’ordine inferiore da due pilastri nelle ali laterali e da quattro colonne a sostegno della trabeazione decorata da formelle in cotto. Al centro un alto portale dall’architrave decorato con formelle raffiguranti fiori e ai lati di questo due nicchie vuote. Nell’ordine superiore si replica il motivo appena descritto: due pilastri e quattro colonne sostengono una trabeazione sovrastata da un timpano triangolare dalla cornice dentellata. Tra le colonne centrali è presente un’ampia finestra architravata e affiancata da due nicchie vuote. Al culmine della cuspide è visibile una croce in metallo. L’accesso all’aula è introdotto da un portale ligneo a doppio battente, affiancato da due paraste ioniche che sostengono una cornice sagomata che percorre tutto il perimetro dell’aula. Sopra a questa un’ampia finestra decorata da una cornice in stucco. Gli alzati, molto rovinati per l’umidità, sono intonacati e le pareti sono scandite da quattro arcate a tutto sesto per lato, sei delle quali introducono a cappelle dalla pianta rettangolare e dalla volta a botte. Le prime cappelle (a ridosso dell’ingresso) sono di minori dimensioni e altezza, mentre le ultime arcate, a ridosso del presbiterio, sono tamponate. Gli archi sono poi abbelliti da decorazioni in stucco e affiancati da paraste a sostegno della cornice.  
Attualmente, aprile 2021, la chiesa è chiusa per restauri.

sabato 14 novembre 2020

CHIESA DI SANTA MONICA - FERRARA

 

CHIESA DI SANTA MONICA
VIA MONTEBELLO 44 - FERRARA






La torre presenta la classica architettura del XVI secolo con la coppia di finestre bifore sorrette da una colonna centrale…il tutto ovviamente costruito con il caratteristico mattone “ faccia a vista “ immancabile nelle costruzioni ferraresi antiche ( ma anche in quelle moderne devo dire ).







Link: http://www.ferraranascosta.it/chiesa-di-santa-monica/

Quasi in centro a via Montebello si trova una piccola chiesa dedicata a Santa Monica, con un altrettanto piccolo sacrato anteriore. Risalente al 1515, durante l’addizione Erculea, venne eretta per volere di Lucrezia Borgia, attratta dalla spiritualità francescana, su progetto di Gherardo Saraceni. Per lungo tempo la chiesa servì  da monastero per le monache agostiniane. Dalla via Monsignore Bovelli, che affianca la chiesetta, anche se un po’ nascosta agli occhi del turista, è visibile la bella torre campanaria; la torre presenta la classica architettura del XVI secolo con la coppia di finestre bifore sorrette da una colonnina centrale.

Link per saperne di più e vedere foto più belle delle mie.




24 novembre 2020: aggiornamento.

La chiesa non è visitabile. Anni addietro ospitava il mercatino della Caritas e poi fu utilizzata come magazzino.  Una conoscente mi ha inviato una monografia del 1998 redatta dall'allora scuola Marco Polo, ora I.T.C. Bachelet, che si trova sul retro della chiesa.






Trascrizione della
Monografia del 1998 redatta dall’allora scuola Marco Polo, ora I.T.C. Bachelet.

DA CONVENTO DI SANTA MONICA
 I.T.C. MARCO POLO - Ferrara

Il monastero di Santa Monica è costituito da tre edifici fondamentali: la Chiesa, il Coro e il Convento, che hanno mantenuto nel corso dei secoli quasi integra la struttura cinquecentesca.
La Chiesa di Santa Monica infatti fu costruita nel 1515, su progetto di Gherardo Saraceni, per iniziativa del Duca Alfonso I e della moglie Lucrezia Borgia. Iniziata il 2 luglio del suddetto anno, fu terminata e consacrata il 13 luglio1544 dal vescovo di Comacchio Gillino Gillini.

La Chiesa costruita con lo scopo di servire al convento annesso, rimase funzionante anche in seguito alle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi del 1798, e fu aperta al culto sino al 1990.
La Chiesa di Santa Monica ha conservata inalterata la sua struttura originaria e la sua posizione rientrata rispetto alla strada (attualmente Via Montebello): si tratta di un edificio di piccole dimensioni ma elegante e armonioso nelle sue sobrie linee rinascimentali.
La Chiesa è ad un’unica navata a capanna, cioè con il tetto a due falde.
Il prospetto principale, chiamato volgarmente facciata, è sormontato da un timpano con una cornice che lo perimetra, che possiamo anche definire timpanatura modanata, sormontata da tre guglie in pietra a vista. L’architrave e i due montanti sono lavorati con fregi in cotto. Il cotto a Ferrara era molto utilizzato in quanto era difficile e costoso fare arrivare il marmo in città, mentre l’utilizzazione del cotto era incentivata dalla presenza di numerose fornaci nella zona.
Originariamente la facciata doveva essere completamente intonacata con velo leggero in modo che si vedessero i mattoni che poi, secondo un uso del tempo venivano ridipinti tracciando le fughe con colori vivaci come il rosso e il bianco.
Sotto al timpano c’è una fascia con una dedica Dio e a Santa Monica. Nella parte centrale c’è un rosone finestrato con decorazioni in cotto ad ovuli e dardi.
Il portale è sormontato da un timpano a tutto sesto in cotto che doveva essere policromo come si può notare in alcuni punti non deteriorati dalle incrostazioni.
All’interno del timpano c’è una lunetta in cui è raffigurata la Vergine col Bambino sullo sfondo di un paesaggio ad opera del pittore Capuzzo, copia che ha sostituito l’originale di Benvenuto Tisi da Garofalo, la cui presenza sulla porta di tale chiesa è attestata a partire dal 1770.
Questo dipinto, già gravemente deperito per le intemperie e degradato dalle ridipinture, operate da Aurelio Orteschi nel Settecento, nel 1840 venne riparato con lastre ramate ed infine nel 1940, deteriorato ulteriormente, fu staccato dal Capuzzo, che ne conservò l’unico elemento ancora recuperabile, il particolare del Bambino, trasferendolo tutela. Passato poi in proprietà privata, ora si trova sul mercato antiquario ferrarese.
Ai lati del portale ci sono due finestre oblunghe a sesto tondo e a strombo, cioè incassate, la cui forma allungata contribuisce a dare un aspetto armonioso e stancato alla facciata. Ai lati del prospetto ci sono due lesene sormontate da capitelli a volute.
Entrando in chiesa si può subito notare la pianta ad un’unica navata in cui sono situati tre altari: uno di fronte all’ingresso, cioè l’altare maggiore, e due sui lati.
Anche se oggi non è più aperta al culto, è ancora possibile ammirare gli arredi rimasti, anzitutto l’altare maggiore. E’ composto da un piccolo altare in marmo bianco con tre lastre su cui sono impressi, da sinistra a destra, i simboli dell’Ostia, del Crocifisso, le due lettere greche Alfa e Omega, che significano inizio e fine, cioè Cristo.
Sull’altare si trova ancora la pietra sacrale, segno che la Chiesa non è stata sconsacrata.
Sullo stesso altare c’è un tabernacolo in marmo bianco con una porticina in ottone intarsiato con fregi dorati, al cui centro si trova un’ostia dalla quale si diramano fasci di luce.
Sopra al tabernacolo c’è un grande crocefisso in legno con il Cristo in bronzo, che ha sostituito l’originario dipinto, la Resurrezione del Salvatore, non ben identificato e da alcuni creduto  del Brescia e dal altri del Surchi.
Dirimpetto all’altare ci sono ancora le balaustre in marmo. Ai lati dell’altare maggiore si trovano due dipinti in bianco e nero, raffiguranti uno Santa Monica e l’altro un Santo ignoto, dove un tempo, in due nicchie, erano le statue in stucco di Santa Rosa e di Santa Caterina da Siena di Andrea Ferrari e che dal 1976 si trovano nella chieda parrocchiale di Saletta.
Sui lati ci sono altri due altari. Sulla parete destra oggi si trova un dipinto raffigurante la Beata Vergine Assunta, dai colori vivaci, circondata da angioletti e racchiusa entro una cornice dorata, che sostituisce un piccolo quadro rappresentante Maria Vergine col Bambino fra le braccia e al di sotto un vago paese, opera, secondo Brisighella, del Garofalo, secondo Scalabrini, copia dello Scarsellino.
Sulla parete sinistra, oggi al posto di una statua di Santa Monica c’è un dipinto di Giovan Battista Cozza che rappresenta Santa Monica mentre prega davanti ad un altare.
Su tutte le pareti sono disegnate delle lesine a forma di colonne ioniche.
Nel soffitto un tempo vi era l’ovato rappresentante l’Anima Umana che, sciolti i lacci umani, sale al cielo, dipinta Giacomo Parolini (?) nel 1704, con alcune mezze figure di Santi e Sante Domenicani di Maurelio Scanavini, adesso invece il soffitto è privo di qualsiasi decorazione.
Completa la chiesa un campanile………..,costruito in pietra a vista, con due bifore, racchiuse in un arco a sesto tondo. Il sottogronda è cinquecentesco con decorazioni in cotto a ovuli e dardi.
Originariamente il campanile presentava una guglia che è stata demolita nel 1876.