lunedì 9 settembre 2024

FERRARA - Ferrara - CHIESA DI SAN CARLO

 CHIESA DI SAN CARLO


Si tratta dell'unica chiesa completamente barocca della città. Fu progettata da Giovan Battista Aleotti detto l'Argenta, con il concorso del cardinale Carlo Emanuele Pio di Savoia, in sostituzione di un oratorio dedicato ai santi Filippo e Giacomo. La chiesa fu edificata tra il 1612 e il 1623.

In regime napoleonico il 4 agosto 1808 la chiesa venne assegnata all'arcispedale Sant'Anna, che ne è tuttora il proprietario.

La chiesa, di proprietà dell'Azienda USL di Ferrara, è stata danneggiata dal terremoto dell'Emilia del 2012 e non è visitabile. Per ragioni di sicurezza sono state rimosse le statue un tempo collocate sul timpano della facciata. Nell'aprile del 2022 è stato completato l'intervento post terremoto, con opere strutturali e il restauro dell'intero ciclo pittorico del soffitto.

Notizia e foto tratte dahttps://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Carlo_(Ferrara)

 Per approfondire e saperne di più: https://www.filomagazine.it/2021/10/alla-scoperta-di-san-carlo-gioiello-unico-del-barocco-ferrarese/

 


domenica 8 settembre 2024

FERRARA - Chiesuol del Fosso - Assunzione di Maria Santissima

FERRARA - Chiesuol del Fosso





STORIA

Da documenti della famiglia dei marchesi Revedin si rileva che la località era denominata Tenuta Sammartina in localita S. Martino della Pontanara di proprietà della casa d'Este fino alla fine del sec. XVIII. Molti furono i passaggi di cessione avvenuti fino all'atto di acquisto dei primi anni del sec. XIX da parte dei fratelli Antonio e Francesco Revedin. È da notare che in tutti gli atti di passaggio è sempre fatta menzione all'oratorio della Sammartina, ampliato nel 1860 dal marchese Giovanni Revedin. La località fu in seguito denominata Chiesuol del Fosso e fu eretta parrocchia sotto il titolo di S. Maria dei Revedin.

Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_dell%27Assunzione_di_Maria_Santissima_(Ferrara,_Chiesuol_del_Fosso)

La prima citazione documentale relativa alla chiesa dell'Assunzione di Maria Santissima, a Chiesuol del Fosso, risale al 1506, e viene ricordata anche da Marcantonio Guarini nel suo Compendio historico dell'origini, accrescimento e prerogative delle chiese e luoghi pii della città, e diocesi di Ferrara edito nel 1621. La piccola chiesa venne descritta in località Sammartina, perché tale era la denominazione locale al tempo, e fu eretta prioritariamente per officiarvi le funzioni religiose agli operai qui trasferiti per la costruzione di rinforzi all'argine del fiume Reno. In seguito fu utilizzata dai fedeli della comunità.

Entrò nel patriminio della famiglia Revedin nel 1808 e, nel 1860, venne ampliata e fu edificata la torre campanaria.

Ebbe dignità parrocchiale dal 1923 e come tale, ai fini civili, venne riconosciuta anche da Vittorio Emanuele III nel 1925.

Nel primo dopoguerra fu oggetto di due diversi interventi restaurativi, nel 1923 e nel 1933. Nel primo caso fu interessato il campanile mentre nel secondo fu la volta del soffitto della navata, della copertura dell'edificio e della parte superiore della facciata.

Gli ultimi restauri conservativi si sono avuti tra il 1990 e il 2000. In quest'occasione sono stati riviste le parti murarie e, di nuovo, la facciata. i muri della chiesa e la facciata.

 

 

 

 


sabato 7 settembre 2024

FERRARA - Ferrara - CHIESA DELLE SACRE STIMMATE

 FERRARA - Ferrara - CHIESA DELLE SACRE STIMMATE

Via Palestro 82 - Ferrara

 












 Da: La Nuova Ferrara (vedi link sottostante)
 
Le chiese di Ferrara

La Confraternita delle stimmate. Dall’inquieto mistico antisemita ai frati pietosi col volto coperto

La Confraternita delle stimmate. Dall’inquieto mistico antisemita ai frati pietosi col volto coperto

Resta ignoto l’autore del progetto dell’edificio. Al suo interno il Guercino dipinse una pala d’altare







La chiesa ferrarese dedicata alle Sacre Stimmate di san Francesco d’Assisi angola una posizione strategica tra la piazza Nova (poi Ariostea) e la Strada di san Guglielmo (oggi via Palestro). L’autore del progetto sfugge ancor oggi, ma non era certo un genio. Fu pensata per soddisfare le esigenze pie della Confraternita omonima, che voleva ampliare la propria influenza in città fin dai primi del Seicento. La Confraternita si era formata a Roma alla fine del XVI secolo. Si rinsaldò allora il culto delle stimmate (o stigmate), i “marchi” che il santo di Assisi portava sul suo corpo come riflesso della venerazione per Gesù torturato e crocefisso.

MIRACOLI

Le Stimmate vennero adorate per se stesse: dal Medioevo nell’ambito dell’Ordine francescano, dal tempo della Controriforma si attuò un solenne allargamento a tutti i fedeli, con una festa dedicata dal 1586, il 17 settembre. La spinta più forte per questi riconoscimenti venne appunto dai francescani osservanti. Le confraternite scaturite dal culto imbastirono una rete di sodalizi ispirati al miracolo. Un ottimo lavoro dedicato a queste realtà è quello di Alessandro Serra in «Rivista di storia e letteratura religiosa» 18, (2012).


ANTISEMITISMO

Il più impegnato su quel fronte fu fra Bartolomeo Cambi da Salutio (la cui famiglia era originaria di Salutio di Arezzo, le sue date sono 1558-1617), autore di testi di intensa spiritualità. Cambi era un inquieto e mistico francescano, che chiedeva una riforma interna dell’Ordine. Le sue prediche catturavano le folle: minacciava punizioni celesti per i peccatori, profezie tremende e castighi durissimi si prospettavano anche solo per quisquilie come le pettinature frivole, dette “ciuffi”. Suscitava tensioni tali che gli fu proibita la predicazione a Firenze. Lì non avevano dimenticato Savonarola. Dal 1602 Cambi si spostò in continuazione, mettendo in allarme governi e clero locale che temevano le conseguenze dei suoi sermoni. A Modena fu bloccato, per poi tornarvi. Il bersaglio preferito del frate erano gli Ebrei. Spandeva un antisemitismo viscerale.


Cesare d’Este, duca di Modena e già signore di Ferrara, fu colpito dai suoi strali perché non era abbastanza severo con gli Ebrei. Giunto a Mantova, Cambi riprese duramente in pubblico il duca Vincenzo Gonzaga, ancora per via della sua tolleranza verso gli Ebrei. Durante le prediche mantovane vi furono tumulti, violenze e scene di isteria collettiva. Gonzaga fece scortare Cambi fuori dai suoi Stati. Poi, adirato, il sovrano espresse il suo disappunto a papa Clemente VIII, che si affrettò a scusarsi per quanto accaduto. Cambi puntò anche su Ferrara, dove ebbe attenzione dalle famiglie ancora in vista dopo la recente Devoluzione che aveva allontanato gli Estensi dalla capitale del ducato. Però qui le autorità, preavvisate degli eccessi del frate, limitarono ogni suo passo, anche se gli fu permesso di perorare la causa della nuova Confraternita, purché non attaccasse gli Ebrei.


SILENZIO E UMILTA'

Dopo molte traversie e sedi precarie, morto ormai fra Bartolomeo, nel 1621 un nuovo oratorio dedicato alle Stimmate prese forma a Ferrara. Dal 1604 un oratorio simile si era organizzato anche a Comacchio e lo storico Ferro (1701) lo definisce «segreto». Forse le pratiche di estremi esercizi spirituali in stile Cambi venivano condotte senza clamore, per non suscitare allarme. Scalabrini descrisse nel 1773 i confratelli di Ferrara: «Vestono un sacco di lana bigia col volto coperto, cinti di fune, con Croce rossa al braccio, corona in mano piedi ignudi con solette legate di cuoio all’Appostolica». Dovevano essere pietosi, visitare i malati, seppellire i morti, osservare silenzio ed umiltà. Alla chiesa vennero annesse sale per le riunioni confraternali e locali per scopi caritatevoli ed educativi. Non per nulla all’interno esisteva un quadro dedicato a san Giuseppe Calasanzio (1557- 1648), fondatore degli Scolopi, educatori delle Scuole Pie.

TELE E TAVOLE

Il santo spagnolo aveva rapporti epistolari con il capitano Francesco Maria Mastellari di Pieve di Cento (ma impegnato in cariche ferraresi), come dimostra il suo epistolario, pubblicato qualche anno fa da P. Leodegario Picanyol. Il capitano era amico e committente del Guercino: e per la chiesa delle Stimmate venne dipinta una ammirevole pala dell’artista centese, San Francesco stimmatizzato (1632), offerta materialmente dal conte Cesare Estense Mosti, tuttavia forse Mastellari entrò in qualche modo nella cosa. Anche Carlo Bononi ha lasciato tele e tavole alle Stimmate, in specie risalta il drammatico Compianto detto talora Pietà (1624), in cui Maria pare abbia le fattezze della nipote del pittore, sempre cupa e melanconica a parere di chi la conobbe. Alle Stimmate, capsula del tempo, furono sepolti personaggi della nobiltà, ma anche tre artisti della Ferrara barocca, purtroppo negletti ma molto interessanti, cioè Alfonso Rivarola detto Chenda, Francesco Costanzo Catanio e Giacomo Parolini. —

Micaela Torboli
 

FERRARA - Ferrara - CHIESA DEL GESU'

 FERRARA - Ferrara - CHIESA DEL GESU'

Via Borgo dei Leoni, 56 - Ferrara


 








 



 

Edificata nel 1570.
Fondata nel 1599.
Consacrata nel 1599 da Mons. Fontana.
Eretta nel 1932.

STORIA

Nel sec. X la chiesa di S. Michele era priorato dell'Aula Regia di Comacchio, con cura di anime, poi dal sec. XI passò a S. Genesio di Brescello. Dal sec. XIV divenne di giuspatronato del casato Canani ed in seguito di quello Berni. Nel 1933 l'Arcivescovo mons. Ruggero Bovelli provvedeva a trasportare il priorato di S. Michele nella chiesa del Gesù, definendo la circoscrizione parrocchiale, approvata dal Ministero degli Interni con D.L. 23 maggio 1935. Il primo parroco fu mons. Carlo Ghinelli, che rinunciò a tale incarico nel marzo 1947. Il medesimo arcivescovo Bovelli affidò la parrocchia "ad nutum S. Sedis" ai padri della Compagnia di Gesù, conferendo il titolo di parroco a p. Silvio Piccardi. Nel 1979 i padri gesuiti lasciarono il governo della parrocchia e lo riconsegnarono alla diocesi. Con decreto dell'arcivescovo mons. Luigi Maverna del 26 settembre 1986, riconosciuto dal Ministero dell'Interno, alla parrocchia di S. Michele nel Gesù fu data la nuova denominazione di "Parrocchia del Gesù" con sede in Ferrara, via Previati n. 21. La chiesa del Gesù fu fatta erigere nel 1570 dai duchi estensi col concorso di privati cittadini per i gesuiti (giunti a Ferrara nel 1551 su invito del duca Ercole II d'Este per istituirvi un collegio destinato all'educazione dei giovani) e venne consacrata dall'arcivescovo Giovanni Fontana nel 1599. In questa chiesa fu sepolta Barbara d'Austria, penultima duchessa di Ferrara morta nel 1572. Vi è conservato pure un quattrocentesco pregevole Compianto sul Corpo di Cristo, costituito da statue policrome, e conosciuto come Pianzun dla Rosa, perché originariamente si trovava nella chiesa di S. Maria della Rosa, distrutta durante l'ultima guerra. Anche questa chiesa fu gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1944 e subì ingenti restauri. La Compagnia del Gesù fu soppressa nel 1773 e la chiesa e l'annesso collegio passarono ai padri somaschi. Al tempo dell'occupazione francese il collegio fu sede di tribunale, ospedale e carcere ed i gesuiti,ripristinati, chiesti di nuovo e un' altra volta espulsi, ritornarono nel 1847 e vi continuano a dimorare sino al 1979.

Cronotassi

Serafinelli S.J. Pietro (1970-1979), Pes S.J. Ernesto (1963-1970), Velletrani S.J. Pietro (1953-1963), Piccardi S.J. Ottorino (1947-1953), Ghinelli Carlo (1935-1947), Roveroni Giuseppe (-1907).

https://arcidiocesiferraracomacchio.org/pag_pg.php?idanag=115 

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Ferrara monumenti da visitare: chiesa del Gesù

Ferrara, cosa nasconde la Chiesa del Gesù

Tra le opere d'arte all'interno della chiesa edificata dai Gesuiti si trova un Compianto piuttosto particolare: scopriamo il perchè

Gruppo scultoreo della Chiesa del Gesù di Ferrara
Ferrara, Chiesa del Gesù: statue del Compianto sul Cristo Morto

Il mito di Ferrara tra storia, arte, architettura, biciclette e il Rinascimento italiano: non è un caso che  l’Unesco l’abbia scelta per il grande patrimonio artistico ed architettonico e che anche Gabriele D’Annunzio l’abbia celebrata nelle sue Laudi. A voler guardare un po’ oltre ai tradizionali circuiti turistici che rivelano le maggiori attrazioni cittadine, si può intraprendere un tour di Ferrara andando alla scoperta di alcune particolarità e curiosità. Come quella celata nella Chiesa del Gesù. Edificata per i Gesuiti nel 1570 su progetto dell’architetto Alberto Schiatti, la chiesa presenta una facciata semplice ed austera, in laterizio, divisa in due parti con tre portali decorati in marmo.

Leggi anche: FERRARA: NUOVO PERCORSO AL CASTELLO ESTENSE

L’interno ha subito numerose trasformazioni e distruzioni, per questo è privo di pitture alle pareti: si presenta a navata unica e conserva pregevoli opere d’arte, tra cui l’Annunciazione di Giuseppe Mazzuoli conosciuto come il Bastarolo, che si trova nella prima cappella a destra e che è anche l’autore del Dio Padre benedicente nella prima cappella a sinistra; le due pale del bolognese Giuseppe Maria Crespi che raffigurano la Comunione di San Stanislao Kostka alla presenza di San Luigi Gonzaga e il Miracolo di San Francesco Saverio, rispettivamente nella seconda e nella terza cappella a destra. Particolarmente interessante, alla sinistra dell’ingresso, è il gruppo scultoreo quattrocentesco in terracotta policroma del Compianto sul Cristo Morto di Guido Mazzoni, a cui è legata una particolarità.

Leggi anche: BOLOGNA IL CRISTO MORTO CHE HA STREGATO IL VATE

La tradizione, infatti, vuole che i personaggi in lacrime attorno al corpo di Gesù rappresentino i membri della corte e, in particolare, le due statue all'estrema destra raffigurerebbero Ercole I e sua moglie Eleonora d'Aragona. Sette statue in varie posture circondano il corpo del Cristo morto, di cui si riconoscono, da sinistra: Nicodemo, con in mano un vasetto che rappresenta i profumi che, secondo i Vangeli, egli portò per ungere il corpo; la Maddalena, Salomè, Maria di Cleofa e Giuseppe Arimatea, con in mano tre chiodi a memoria del fatto che fu lui ad ottenere da Ponzio Pilato il permesso di togliere dalla croce Gesù e seppellirlo.Tutte le figure sono rese con intenso realismo e le loro espressioni vanno dalla disperazione della Madonna e della Maddalena, al dolore trattenuto di Giovanni e Salomè, alle espressioni serie ma distaccate degli altri personaggi. Sembra, quindi, che Maria di Cleofa e Giuseppe di Arimatea avrebbero avuto come modelli la duchessa Eleonora e il duca Ercole I, il che conferisce all’opera un’aurea ancora più particolare. 

https://www.turismo.it/segreti-italia/articolo/art/ferrara-cosa-nasconde-la-chiesa-del-ges-id-11830/

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SEPOLCRI 

Da Innsbruck alla Corte Estense Barbara d’Austria sposa politica

Micaela Torboli
Da Innsbruck alla Corte Estense Barbara d’Austria sposa politica

La duchessa chiamata regina legata alla vita spirituale più delle sorelle monache. Morì a 33 anni, è sepolta alla chiesa del Gesù: la tomba ai più è quasi invisibile.

Ferdinando I d’Asburgo, figlio di Filippo il Bello e di Giovanna la Pazza, era fratello dell’imperatore Carlo V, e divenne a sua volta imperatore d’Austria e re di Boemia e d’Ungheria. Dalla moglie Anna Jagellone ebbe quindici figli, tra i quali dieci furono femmine. Alcune di esse si maritarono con nobili italiani: nel 1565 a Ferrara giunse sposa al duca Alfonso II la giovane Barbara d’Austria, nata a Vienna nel 1539.

INDOLE TENERA

Bionda, ma non bella, aveva ereditato il “mento asburgico”, una malformazione genetica che i medici chiamano progenismo. Il duca, vedovo, non era in grado di rendere madre la sposa, come tutti ben sapevano, ma le nozze Este-Asburgo erano più che altro una mossa politica, e se poi avesse anche prodotto un erede – ipotesi piuttosto remota – tanto meglio. A Ferrara Barbara non veniva chiamata duchessa o arciduchessa, ma regina. Era quasi più religiosa delle sue tre sorelle monache, la vita spirituale per lei vinceva su ogni altro aspetto. Si intese quindi alla perfezione, malgrado i diversi orientamenti reciproci sul piano della fede, con la pugnace suocera Renata di Francia, con la quale scambiava molte lettere, e che per il suo credo calvinista aveva sacrificato la tranquillità personale, ed era stata esiliata nel suo paese natale dal figlio, che non voleva avere altri guai con il papa, oltre a quelli che sua madre aveva creato in passato. Il duca di Ferrara, uomo galante, atletico e sobrio, fu molto amato da Barbara. Di questo lato tenero della indole di lei, al pari generoso con i derelitti, sono testimoni anche gli accenni in diverse opere che le dedicò Torquato Tasso. Barbara era di salute malferma.

DOPO IL SISMA

Cresciuta nell’aria pura e frizzante di Innsbruck, il pessimo clima di Ferrara le sarebbe stato fatale, specie dopo il terremoto del 1570, che costrinse la corte a vivere a lungo all’addiaccio, in pieno inverno e oltre. Fu il colpo di grazia. Barbara morì il 19 settembre 1572. Gli Estensi, indifferenti alle tombe monumentali predilette da altre casate, a parte pochi casi scelsero sepolture semplicissime. Per Barbara si fece un’eccezione: ebbe un sepolcro regale, almeno nelle intenzioni. Era vicina ai Gesuiti, il cui Ordine permise che venisse inumata nella loro chiesa di Ferrara, «nel nichio della Capella maggiore» (M. A. Guarini, 1621), insomma dietro l’altare centrale. La tomba è attribuita all’oscuro Francesco Casella da Carona, che fece un pessimo lavoro. L’insieme, «ornato di variati marmi, e statue, con la effigie di lei al naturale» (ancora Guarini) è disomogeneo e tremendamente enfatico. Si trova nella chiesa del Gesù (via Borgoleoni, 56) e la collocazione fa sì che resti seminascosta, quindi ben pochi si accorgono della sua esistenza. Povera Barbara.
 

 

 

 

 



domenica 24 marzo 2024

CHIESA DI SANTO SPIRITO - 1519 - 1656

 SANTO SPIRITO









I lavori per la costruzione della chiesa e del convento di Santo Spirito, in via Montebello, iniziarono nel 1519. Alla morte del duca Alfonso I d'Este i lavori vennero interrotti ma dalle fonti risulta che il complesso doveva essere già di notevole ampiezza. Nel 1570 la chiesa venne danneggiata pesantemente dal disastroso terremoto che si abbatté a più riprese sulla città. Subito dopo il terremoto si decise di ristrutturare la chiesa e il convento. I lavori finirono solo nel 1630 e fecero assumere alla chiesa e al convento le forme attuali. La parte del convento che subì meno danni nel terremoto è quella del capitolo e del refettorio che risale alla primitiva costruzione cinquecentesca e all'interno presenta cinque rosoni dipinti dalla scuola del Garofalo.

Il convento e la chiesa vissero il loro periodo di maggior prestigio durante la fine del Seicento e per tutto il Settecento.

Nel 1830 il soffitto della chiesa crollò distruggendo tutte le decorazioni e i dipinti delle volte. Nella seconda metà dell'Ottocento il convento venne tolto ai frati minori osservanti e subì varie destinazioni d'uso.

Parte del convento fu destinata ad appartamenti privati, parte all'Università. Dal mese di ottobre del 2009 i frati francescani hanno dovuto rinunciare a officiare il culto cattolico e si sono trasferiti in altre chiese. La chiesa è retta, su mandato dell'arcivescovo Paolo Rabitti, dai frati francescani dell'Immacolata.

L'interno della chiesa è molto vasto e luminoso e scompartito da pochi altari ma dalle dimensioni grandiose. All'interno sono contenute alcune tele degne di nota oltre alla cosiddetta miracolosa statua di sant'Antonio da Padova che, come raccontano alcuni cronisti dell'epoca, il 13 giugno 1770 sembrò muovere la testa sopra la folla sbigottita e incredula. 

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Fondata nel 1519.
Consacrata il 17/02/1656 dal Card. Carlo Pio.
Eretta nel 1869.

STORIA

La storia della parrocchia di S. Spirito è alquanto articolata. Nel 1757, a seguito della soppressione delle due antiche parrocchie cittadine rispettivamente intitolate a S. Salvatore (esistente sicuramente dal 952) e S. Maria delle Bocche (attestata sin dal 1106), con le entrate di queste chiese fu costituita dal cardinale Marcello Crescenzi la parrocchia di S. Matteo. Le vicende della parrocchia di S. Matteo nell'arco del secolo successivo finirono per intrecciarsi con la storia dei frati minori e della chiesa di S. Spirito. A questi monaci, la cui presenza secondo alcuni storici risalirebbe al 1272 e secondo altri al 1391, appartenevano il convento e la chiesa di S. Spirito. Tale chiesa fu ricostruita nel 1407 ed ampliata nel 1492 ad opera dell'architetto ferrarese Biagio Rossetti. Nel 1512 fu demolita insieme all'annesso convento per motivazioni di carattere militare e difensivo. Per iniziativa del duca Alfonso I d'Este nel 1519 fu intrapresa la ricostruzione, che tra alterne vicende, non escluso il terremoto del 1570, si protrasse sino al XVII secolo. Il nuovo edificio fu consacrato nel 1656 dal cardinale Carlo Pio. Tra il 1796 ed il 1799 truppe francesi con prigionieri tedeschi si stanziarono nel convento di S. Spirito e diversi frati furono ospitati presso i monaci olivetani in S. Giorgio e presso i cistercensi in S. Bartolomeo. Nel 1810 tutti i religiosi furono espulsi ed il convento fu messo a disposizione dell'esercito; in quell'occasione molti documenti andarono dispersi. Il convento fu riaperto nel 1816. Con il decreto regio del 7 giugno 1866 vennero soppressi gli Ordini religiosi ed espropriati i loro beni. Nel 1870 tutti i frati ad eccezione del custode della chiesa e di un suo coadiutore dovettero allontanarsi dal convento; poco tempo dopo però alcuni di essi tornarono e formarono una piccola comunità. Per evitare la demolizione o l'uso profano del tempio di S. Spirito l'arcivescovo card. Vannicelli Casoni con bolla del 12 gennaio 1870 trasferisce il titolo della chiesa di S. Matteo a quella di S. Spirito e affida la cura parrocchiale ai frati minori. Con decreto dell'arcivescovo mons. Luigi Maverna del 26 settembre 1986, riconosciuto dal Ministero dell'Interno, alla parrocchia di S. Matteo in Santo Spirito viene data la nuova denominazione di "Parrocchia di S. Spirito" (la settecentesca chiesa di S. Matteo è stata sconsacrata ed è attualmente adibita ad abitazione ed attività commerciali). Chiesa e parte del convento di Santo Spirito sono di proprietà demaniale, posti all'incrocio delle vie Montebello, Resistenza e Mentana.


 

SANTA MARIA DELLA PIETA' E SAN GAETANO DEI PADRI TEATINI

 SANTA MARIA DELLA PIETA' E SAN GAETANO DEI PADRI TEATINI


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Chiesa di Santa Maria della Pietà
La facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàFerrara
Indirizzocorso Giovecca 54 ‒ Ferrara (FE)
Coordinate44°50′12.79″N 11°37′18.47″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareSanta Maria della Pietà
Arcidiocesi Ferrara-Comacchio
ArchitettoLuca Danese
Inizio costruzione1622
Completamento1635

La chiesa di Santa Maria della Pietà, detta più comunemente dei Teatini, è un luogo di culto cattolico che sorge a Ferrara in Corso della Giovecca.

Fu edificata per i Chierici Regolari Teatini dell'Ordine di San Gaetano da Thiene su progetto dell'architetto ravennate Luca Danese, fra il 1622 ed il 1635.

A causa del terremoto dell'Emilia del 2012 la chiesa non è agibile e le funzioni vengono celebrate nell'adiacente sagrestia[1].




 

FERRARA - Ferrara - SAN MATTEO DEL SOCCORSO

 SAN MATTEO DEL SOCCORSO - VIA MONTEBELLO 43

 


 
 


La chiesa di San Matteo del Soccorso è un luogo di culto sconsacrato a Ferrara, in via Montebello. Risale almeno al XVI secolo. Wikipedia

Sede: Ferrara
Date di esistenza: 1757 - 1870

Intestazioni:
Parrocchia di San Matteo, Ferrara, 1757 - 1870, SIUSA

Nel 1757, a seguito della soppressione delle due antiche parrocchie cittadine rispettivamente intitolate a San Salvatore (esistente sicuramente dal 952) e Santa Maria delle Bocche (attestata sin dal 1106), con le entrate di queste chiese fu costituita dal cardinale Marcello Crescenzi la parrocchia di San Matteo. Le vicende della parrocchia di San Matteo nell'arco del secolo successivo finirono per intrecciarsi con la storia dei francescani e della chiesa di Santo Spirito. A questi frati, la cui presenza secondo alcuni storici risalirebbe al 1272 e secondo altri al 1391, appartenevano il convento e la chiesa di Santo Spirito. Tale chiesa, ricostruita nel 1407 ed ampliata nel 1492 ad opera dell'architetto ferrarese Biagio Rossetti, demolita poi nel 1512 insieme all'annesso convento per motivazioni di carattere militare e difensivo, fu fatta ricostruire per iniziativa del duca Alfonso I d'Este a partire dal 1519. Il nuovo edificio fu consacrato nel 1656 dal cardinale Carlo Pio. Con il decreto regio del 1866 vennero soppressi gli ordini religiosi ed espropriati i loro beni. Nel 1870 tutti i frati ad eccezione del custode della chiesa e di un suo coadiutore dovettero allontanarsi dal convento; poco tempo dopo però alcuni di essi tornarono e formarono una piccola comunità. Nel 1870 il cardinale Vannicelli, per evitare la distruzione della chiesa di Santo Spirito, trasferì ad essa il titolo della chiesa di San Matteo erigendola a parrocchia che affidò ai frati minori. La chiesa settecentesca di San Matteo è stata sconsacrata ed è attualmente adibita ad abitazione ed attività commerciali.



lunedì 1 novembre 2021

FERRARA- Ferrara - Santa Maria degli Angeli - Una chiesa che non c'è più

 






"La chiesa di Santa Maria di Belfiore era stata edificata nel 1403 dal marchese Nicolò III d’Este in prossimità della dimora estense di Belfiore. Soltanto a partire dal 1439 l’intitolazione
cambiò in Santa Maria degli Angeli richiamando l’omonima chiesa francescana di Assisi
con cui venne a condividere una speciale perdonanza (indulgenza) di concessione papale a
chi visitava il santuario in occasione della festa dell’Assunzione della Beata Vergine il 15
agosto.

La chiesa era raggiungibile attraverso la via dei Piopponi in seguito denominata degli
Angeli (attuale corso Ercole I d’Este), in un’area periferica del borgo di San Leonardo che
comprendeva anche il palazzo estense di Belfiore e il complesso monastico della Certosa
fondato dal figlio e successore di Nicolò Borso d’Este nel 1452, oltre che il Barco per gli
svaghi di caccia e falconeria della corte. Si trattava quindi di un’area «nobile», di stretta
committenza marchionale che sarebbe diventata strategica di lì a qualche anno in occasione
della guerra con Venezia. Sul sito della chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli
sorgerà, a inizio Novecento, la palazzina Boari-Zappaterra tuttora esistente."

 

 Tutte le notizie sulla chiesa posso essere reperite nell'articolo di Silvia Villani pubblicato sulla Pianura n.1 del 2015 (pagg. 51 e segg.) consultabile on line. Di seguito il link per trovarlo.

https://www.fe.camcom.it/servizi/informazione-economica/pubblicazioni/gli-ultimi-numeri-de-la-pianura/copy_of_2014-n.-3-la-pianura 

venerdì 27 agosto 2021

Ferrara - Cocomaro di Focomorto


 





Fondata nel 1642.

STORIA

La località di Cocomaro di Focomorto, nota anche come "Cocomaro vecchio" o "Cocomaro dal lato di Ferrara", per distinguerla dall'antistante "Cocomaro nuovo" (Cocomaro di Cona), è documentata già nel sec. X essendo una donazione fatta all'antico monastero di S. Salvatore. Sino al 1380 vi sorgeva un'antica chiesa dedicata a S. Michele soggetta alla Pieve di Contrapò. Nel sec. XII la località fu donata ai Canonici di S. Giorgio a cui nel sec. XV subentrarono i monaci olivetani, che fecero edificare l'attuale chiesa. Nel 1642 fu istituita la parrocchia alle dipendenze di questi religiosi. Il campanile attuale fu edificato nel 1770.

Cronotassi

Galeazzi Paolo (2014-2018), Manservigi Massimo (2007-2014), Manservigi Massimo (2001-2007), Bonaccio Edoardo (1997-2001), Padovani Silvio (1993-1997), Pinelli Igino (1989-1993), Grandini Antonio (1978-1989), Malfaccini Ascensino (1940-1977), Malfaccini Alfredo (1902-1941), Vignali Carlo (1886-1902), Nalli Gaetano (1841-1841), Fabri Angelo (1841-1841), Marani Francesco (1833-1841), Baglioni Luigi (1825-1832), Mantovani Camillo (1799-1825).

 

Cocomaro di Focomorto è una frazione, di 466 abitanti, del comune di Ferrara di cui essa fa parte. E' situata ad est della città dalla quale dista 7,25 chilometri. L'area è citata in alcuni documenti risalenti al 904, il suo nome era Val di Zucche e Val di Cuccula. Si hanno anche notizie del borgo in riferimento alla sua chiesa, risalente al 1141 dedicata a San Nicolò. Crollata nel 1642 fu successivamente ricostruita dalla Congregazione Benedettina Olivetana del Monastero di San Giorgio fuori le mura, mentre nel 1790 fu rifatto il campanile in stile barocco. L'abitato odierno si sviluppa lungo l'argine sinistro del Po di Volano, le cui acque lo separano da Cocomaro di Cona, sulla sponda opposta. Fra gli uomini illustri nati a Cocomaro di Focomorto si ricordano Ugo Malagù, pubblicista, e il celebre tenore Onelio Finca.

Il nome deriva da Cucumarious, forma antica di Cocumario, pentola, pignatta, cuccuma. La località è meglio conosciuta  come Cocomarino cui si aggiunge la specificazione di Cona, perché dipendeva da quella chiesa. Le origini dell'abitato sono molto antiche, probabilmente risalenti a prima del Mille. Il borgo odierno è formato da alcune case sorte nell'antica golena del Volano e lungo l'argine destro del fiume dove, ora, scorre la strada (Via Comacchio). Cocomaro di Cona è una frazione di Ferrara di 433 abitanti, facente parte della Circoscrizione 4. Nel borgo sorge la parrocchia dell'Assunzione, divenuta tale nel 1632 con la costruzione della chiesa. Il paese odierno si è sviluppato nell'antica golena del Po di Volano e si estende fra Aguscello e Cona. La piccola chiesa è dedicata all'Assunzione; ai tempi del Guarini fu affidata agli Olivetani di S. Giorgio ed elevata a parrocchia nel 1632. L'interno fu abbellito una prima volta nel 1760 e, ancora nel 1763; mentre il campanile elegante nella sua semplicità, risale al 1892. Un tempo v'era un palazzo detto la Camerina, di proprietà del Marchese Verano da Camerino, che fu poi degli Strozzi, dei Bentivoglio e dei Lombardi. Nelle campagne dominano lussureggianti frutteti. La sagra paesana cade il 15 agosto. 

 

 


Monumento che ricorda la notte tra l'11 e il 12 agosto del 1944 quando nei pressi della Certosa un plotone di esecuzione italiano fucilò 7 persone arrestate nei giorni precedenti anche nella zona di Cocomaro di Focomorto.