lunedì 9 settembre 2024

FERRARA - Ferrara - CHIESA DI SAN CARLO

 CHIESA DI SAN CARLO


Si tratta dell'unica chiesa completamente barocca della città. Fu progettata da Giovan Battista Aleotti detto l'Argenta, con il concorso del cardinale Carlo Emanuele Pio di Savoia, in sostituzione di un oratorio dedicato ai santi Filippo e Giacomo. La chiesa fu edificata tra il 1612 e il 1623.

In regime napoleonico il 4 agosto 1808 la chiesa venne assegnata all'arcispedale Sant'Anna, che ne è tuttora il proprietario.

La chiesa, di proprietà dell'Azienda USL di Ferrara, è stata danneggiata dal terremoto dell'Emilia del 2012 e non è visitabile. Per ragioni di sicurezza sono state rimosse le statue un tempo collocate sul timpano della facciata. Nell'aprile del 2022 è stato completato l'intervento post terremoto, con opere strutturali e il restauro dell'intero ciclo pittorico del soffitto.

Notizia e foto tratte dahttps://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Carlo_(Ferrara)

 Per approfondire e saperne di più: https://www.filomagazine.it/2021/10/alla-scoperta-di-san-carlo-gioiello-unico-del-barocco-ferrarese/

 


domenica 8 settembre 2024

FERRARA - Chiesuol del Fosso - Assunzione di Maria Santissima

FERRARA - Chiesuol del Fosso





STORIA

Da documenti della famiglia dei marchesi Revedin si rileva che la località era denominata Tenuta Sammartina in localita S. Martino della Pontanara di proprietà della casa d'Este fino alla fine del sec. XVIII. Molti furono i passaggi di cessione avvenuti fino all'atto di acquisto dei primi anni del sec. XIX da parte dei fratelli Antonio e Francesco Revedin. È da notare che in tutti gli atti di passaggio è sempre fatta menzione all'oratorio della Sammartina, ampliato nel 1860 dal marchese Giovanni Revedin. La località fu in seguito denominata Chiesuol del Fosso e fu eretta parrocchia sotto il titolo di S. Maria dei Revedin.

Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_dell%27Assunzione_di_Maria_Santissima_(Ferrara,_Chiesuol_del_Fosso)

La prima citazione documentale relativa alla chiesa dell'Assunzione di Maria Santissima, a Chiesuol del Fosso, risale al 1506, e viene ricordata anche da Marcantonio Guarini nel suo Compendio historico dell'origini, accrescimento e prerogative delle chiese e luoghi pii della città, e diocesi di Ferrara edito nel 1621. La piccola chiesa venne descritta in località Sammartina, perché tale era la denominazione locale al tempo, e fu eretta prioritariamente per officiarvi le funzioni religiose agli operai qui trasferiti per la costruzione di rinforzi all'argine del fiume Reno. In seguito fu utilizzata dai fedeli della comunità.

Entrò nel patriminio della famiglia Revedin nel 1808 e, nel 1860, venne ampliata e fu edificata la torre campanaria.

Ebbe dignità parrocchiale dal 1923 e come tale, ai fini civili, venne riconosciuta anche da Vittorio Emanuele III nel 1925.

Nel primo dopoguerra fu oggetto di due diversi interventi restaurativi, nel 1923 e nel 1933. Nel primo caso fu interessato il campanile mentre nel secondo fu la volta del soffitto della navata, della copertura dell'edificio e della parte superiore della facciata.

Gli ultimi restauri conservativi si sono avuti tra il 1990 e il 2000. In quest'occasione sono stati riviste le parti murarie e, di nuovo, la facciata. i muri della chiesa e la facciata.

 

 

 

 


sabato 7 settembre 2024

FERRARA - Ferrara - CHIESA DELLE SACRE STIMMATE

 FERRARA - Ferrara - CHIESA DELLE SACRE STIMMATE

Via Palestro 82 - Ferrara

 












 Da: La Nuova Ferrara (vedi link sottostante)
 
Le chiese di Ferrara

La Confraternita delle stimmate. Dall’inquieto mistico antisemita ai frati pietosi col volto coperto

La Confraternita delle stimmate. Dall’inquieto mistico antisemita ai frati pietosi col volto coperto

Resta ignoto l’autore del progetto dell’edificio. Al suo interno il Guercino dipinse una pala d’altare







La chiesa ferrarese dedicata alle Sacre Stimmate di san Francesco d’Assisi angola una posizione strategica tra la piazza Nova (poi Ariostea) e la Strada di san Guglielmo (oggi via Palestro). L’autore del progetto sfugge ancor oggi, ma non era certo un genio. Fu pensata per soddisfare le esigenze pie della Confraternita omonima, che voleva ampliare la propria influenza in città fin dai primi del Seicento. La Confraternita si era formata a Roma alla fine del XVI secolo. Si rinsaldò allora il culto delle stimmate (o stigmate), i “marchi” che il santo di Assisi portava sul suo corpo come riflesso della venerazione per Gesù torturato e crocefisso.

MIRACOLI

Le Stimmate vennero adorate per se stesse: dal Medioevo nell’ambito dell’Ordine francescano, dal tempo della Controriforma si attuò un solenne allargamento a tutti i fedeli, con una festa dedicata dal 1586, il 17 settembre. La spinta più forte per questi riconoscimenti venne appunto dai francescani osservanti. Le confraternite scaturite dal culto imbastirono una rete di sodalizi ispirati al miracolo. Un ottimo lavoro dedicato a queste realtà è quello di Alessandro Serra in «Rivista di storia e letteratura religiosa» 18, (2012).


ANTISEMITISMO

Il più impegnato su quel fronte fu fra Bartolomeo Cambi da Salutio (la cui famiglia era originaria di Salutio di Arezzo, le sue date sono 1558-1617), autore di testi di intensa spiritualità. Cambi era un inquieto e mistico francescano, che chiedeva una riforma interna dell’Ordine. Le sue prediche catturavano le folle: minacciava punizioni celesti per i peccatori, profezie tremende e castighi durissimi si prospettavano anche solo per quisquilie come le pettinature frivole, dette “ciuffi”. Suscitava tensioni tali che gli fu proibita la predicazione a Firenze. Lì non avevano dimenticato Savonarola. Dal 1602 Cambi si spostò in continuazione, mettendo in allarme governi e clero locale che temevano le conseguenze dei suoi sermoni. A Modena fu bloccato, per poi tornarvi. Il bersaglio preferito del frate erano gli Ebrei. Spandeva un antisemitismo viscerale.


Cesare d’Este, duca di Modena e già signore di Ferrara, fu colpito dai suoi strali perché non era abbastanza severo con gli Ebrei. Giunto a Mantova, Cambi riprese duramente in pubblico il duca Vincenzo Gonzaga, ancora per via della sua tolleranza verso gli Ebrei. Durante le prediche mantovane vi furono tumulti, violenze e scene di isteria collettiva. Gonzaga fece scortare Cambi fuori dai suoi Stati. Poi, adirato, il sovrano espresse il suo disappunto a papa Clemente VIII, che si affrettò a scusarsi per quanto accaduto. Cambi puntò anche su Ferrara, dove ebbe attenzione dalle famiglie ancora in vista dopo la recente Devoluzione che aveva allontanato gli Estensi dalla capitale del ducato. Però qui le autorità, preavvisate degli eccessi del frate, limitarono ogni suo passo, anche se gli fu permesso di perorare la causa della nuova Confraternita, purché non attaccasse gli Ebrei.


SILENZIO E UMILTA'

Dopo molte traversie e sedi precarie, morto ormai fra Bartolomeo, nel 1621 un nuovo oratorio dedicato alle Stimmate prese forma a Ferrara. Dal 1604 un oratorio simile si era organizzato anche a Comacchio e lo storico Ferro (1701) lo definisce «segreto». Forse le pratiche di estremi esercizi spirituali in stile Cambi venivano condotte senza clamore, per non suscitare allarme. Scalabrini descrisse nel 1773 i confratelli di Ferrara: «Vestono un sacco di lana bigia col volto coperto, cinti di fune, con Croce rossa al braccio, corona in mano piedi ignudi con solette legate di cuoio all’Appostolica». Dovevano essere pietosi, visitare i malati, seppellire i morti, osservare silenzio ed umiltà. Alla chiesa vennero annesse sale per le riunioni confraternali e locali per scopi caritatevoli ed educativi. Non per nulla all’interno esisteva un quadro dedicato a san Giuseppe Calasanzio (1557- 1648), fondatore degli Scolopi, educatori delle Scuole Pie.

TELE E TAVOLE

Il santo spagnolo aveva rapporti epistolari con il capitano Francesco Maria Mastellari di Pieve di Cento (ma impegnato in cariche ferraresi), come dimostra il suo epistolario, pubblicato qualche anno fa da P. Leodegario Picanyol. Il capitano era amico e committente del Guercino: e per la chiesa delle Stimmate venne dipinta una ammirevole pala dell’artista centese, San Francesco stimmatizzato (1632), offerta materialmente dal conte Cesare Estense Mosti, tuttavia forse Mastellari entrò in qualche modo nella cosa. Anche Carlo Bononi ha lasciato tele e tavole alle Stimmate, in specie risalta il drammatico Compianto detto talora Pietà (1624), in cui Maria pare abbia le fattezze della nipote del pittore, sempre cupa e melanconica a parere di chi la conobbe. Alle Stimmate, capsula del tempo, furono sepolti personaggi della nobiltà, ma anche tre artisti della Ferrara barocca, purtroppo negletti ma molto interessanti, cioè Alfonso Rivarola detto Chenda, Francesco Costanzo Catanio e Giacomo Parolini. —

Micaela Torboli
 

FERRARA - Ferrara - CHIESA DEL GESU'

 FERRARA - Ferrara - CHIESA DEL GESU'

Via Borgo dei Leoni, 56 - Ferrara


 








 



 

Edificata nel 1570.
Fondata nel 1599.
Consacrata nel 1599 da Mons. Fontana.
Eretta nel 1932.

STORIA

Nel sec. X la chiesa di S. Michele era priorato dell'Aula Regia di Comacchio, con cura di anime, poi dal sec. XI passò a S. Genesio di Brescello. Dal sec. XIV divenne di giuspatronato del casato Canani ed in seguito di quello Berni. Nel 1933 l'Arcivescovo mons. Ruggero Bovelli provvedeva a trasportare il priorato di S. Michele nella chiesa del Gesù, definendo la circoscrizione parrocchiale, approvata dal Ministero degli Interni con D.L. 23 maggio 1935. Il primo parroco fu mons. Carlo Ghinelli, che rinunciò a tale incarico nel marzo 1947. Il medesimo arcivescovo Bovelli affidò la parrocchia "ad nutum S. Sedis" ai padri della Compagnia di Gesù, conferendo il titolo di parroco a p. Silvio Piccardi. Nel 1979 i padri gesuiti lasciarono il governo della parrocchia e lo riconsegnarono alla diocesi. Con decreto dell'arcivescovo mons. Luigi Maverna del 26 settembre 1986, riconosciuto dal Ministero dell'Interno, alla parrocchia di S. Michele nel Gesù fu data la nuova denominazione di "Parrocchia del Gesù" con sede in Ferrara, via Previati n. 21. La chiesa del Gesù fu fatta erigere nel 1570 dai duchi estensi col concorso di privati cittadini per i gesuiti (giunti a Ferrara nel 1551 su invito del duca Ercole II d'Este per istituirvi un collegio destinato all'educazione dei giovani) e venne consacrata dall'arcivescovo Giovanni Fontana nel 1599. In questa chiesa fu sepolta Barbara d'Austria, penultima duchessa di Ferrara morta nel 1572. Vi è conservato pure un quattrocentesco pregevole Compianto sul Corpo di Cristo, costituito da statue policrome, e conosciuto come Pianzun dla Rosa, perché originariamente si trovava nella chiesa di S. Maria della Rosa, distrutta durante l'ultima guerra. Anche questa chiesa fu gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1944 e subì ingenti restauri. La Compagnia del Gesù fu soppressa nel 1773 e la chiesa e l'annesso collegio passarono ai padri somaschi. Al tempo dell'occupazione francese il collegio fu sede di tribunale, ospedale e carcere ed i gesuiti,ripristinati, chiesti di nuovo e un' altra volta espulsi, ritornarono nel 1847 e vi continuano a dimorare sino al 1979.

Cronotassi

Serafinelli S.J. Pietro (1970-1979), Pes S.J. Ernesto (1963-1970), Velletrani S.J. Pietro (1953-1963), Piccardi S.J. Ottorino (1947-1953), Ghinelli Carlo (1935-1947), Roveroni Giuseppe (-1907).

https://arcidiocesiferraracomacchio.org/pag_pg.php?idanag=115 

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Ferrara monumenti da visitare: chiesa del Gesù

Ferrara, cosa nasconde la Chiesa del Gesù

Tra le opere d'arte all'interno della chiesa edificata dai Gesuiti si trova un Compianto piuttosto particolare: scopriamo il perchè

Gruppo scultoreo della Chiesa del Gesù di Ferrara
Ferrara, Chiesa del Gesù: statue del Compianto sul Cristo Morto

Il mito di Ferrara tra storia, arte, architettura, biciclette e il Rinascimento italiano: non è un caso che  l’Unesco l’abbia scelta per il grande patrimonio artistico ed architettonico e che anche Gabriele D’Annunzio l’abbia celebrata nelle sue Laudi. A voler guardare un po’ oltre ai tradizionali circuiti turistici che rivelano le maggiori attrazioni cittadine, si può intraprendere un tour di Ferrara andando alla scoperta di alcune particolarità e curiosità. Come quella celata nella Chiesa del Gesù. Edificata per i Gesuiti nel 1570 su progetto dell’architetto Alberto Schiatti, la chiesa presenta una facciata semplice ed austera, in laterizio, divisa in due parti con tre portali decorati in marmo.

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L’interno ha subito numerose trasformazioni e distruzioni, per questo è privo di pitture alle pareti: si presenta a navata unica e conserva pregevoli opere d’arte, tra cui l’Annunciazione di Giuseppe Mazzuoli conosciuto come il Bastarolo, che si trova nella prima cappella a destra e che è anche l’autore del Dio Padre benedicente nella prima cappella a sinistra; le due pale del bolognese Giuseppe Maria Crespi che raffigurano la Comunione di San Stanislao Kostka alla presenza di San Luigi Gonzaga e il Miracolo di San Francesco Saverio, rispettivamente nella seconda e nella terza cappella a destra. Particolarmente interessante, alla sinistra dell’ingresso, è il gruppo scultoreo quattrocentesco in terracotta policroma del Compianto sul Cristo Morto di Guido Mazzoni, a cui è legata una particolarità.

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La tradizione, infatti, vuole che i personaggi in lacrime attorno al corpo di Gesù rappresentino i membri della corte e, in particolare, le due statue all'estrema destra raffigurerebbero Ercole I e sua moglie Eleonora d'Aragona. Sette statue in varie posture circondano il corpo del Cristo morto, di cui si riconoscono, da sinistra: Nicodemo, con in mano un vasetto che rappresenta i profumi che, secondo i Vangeli, egli portò per ungere il corpo; la Maddalena, Salomè, Maria di Cleofa e Giuseppe Arimatea, con in mano tre chiodi a memoria del fatto che fu lui ad ottenere da Ponzio Pilato il permesso di togliere dalla croce Gesù e seppellirlo.Tutte le figure sono rese con intenso realismo e le loro espressioni vanno dalla disperazione della Madonna e della Maddalena, al dolore trattenuto di Giovanni e Salomè, alle espressioni serie ma distaccate degli altri personaggi. Sembra, quindi, che Maria di Cleofa e Giuseppe di Arimatea avrebbero avuto come modelli la duchessa Eleonora e il duca Ercole I, il che conferisce all’opera un’aurea ancora più particolare. 

https://www.turismo.it/segreti-italia/articolo/art/ferrara-cosa-nasconde-la-chiesa-del-ges-id-11830/

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SEPOLCRI 

Da Innsbruck alla Corte Estense Barbara d’Austria sposa politica

Micaela Torboli
Da Innsbruck alla Corte Estense Barbara d’Austria sposa politica

La duchessa chiamata regina legata alla vita spirituale più delle sorelle monache. Morì a 33 anni, è sepolta alla chiesa del Gesù: la tomba ai più è quasi invisibile.

Ferdinando I d’Asburgo, figlio di Filippo il Bello e di Giovanna la Pazza, era fratello dell’imperatore Carlo V, e divenne a sua volta imperatore d’Austria e re di Boemia e d’Ungheria. Dalla moglie Anna Jagellone ebbe quindici figli, tra i quali dieci furono femmine. Alcune di esse si maritarono con nobili italiani: nel 1565 a Ferrara giunse sposa al duca Alfonso II la giovane Barbara d’Austria, nata a Vienna nel 1539.

INDOLE TENERA

Bionda, ma non bella, aveva ereditato il “mento asburgico”, una malformazione genetica che i medici chiamano progenismo. Il duca, vedovo, non era in grado di rendere madre la sposa, come tutti ben sapevano, ma le nozze Este-Asburgo erano più che altro una mossa politica, e se poi avesse anche prodotto un erede – ipotesi piuttosto remota – tanto meglio. A Ferrara Barbara non veniva chiamata duchessa o arciduchessa, ma regina. Era quasi più religiosa delle sue tre sorelle monache, la vita spirituale per lei vinceva su ogni altro aspetto. Si intese quindi alla perfezione, malgrado i diversi orientamenti reciproci sul piano della fede, con la pugnace suocera Renata di Francia, con la quale scambiava molte lettere, e che per il suo credo calvinista aveva sacrificato la tranquillità personale, ed era stata esiliata nel suo paese natale dal figlio, che non voleva avere altri guai con il papa, oltre a quelli che sua madre aveva creato in passato. Il duca di Ferrara, uomo galante, atletico e sobrio, fu molto amato da Barbara. Di questo lato tenero della indole di lei, al pari generoso con i derelitti, sono testimoni anche gli accenni in diverse opere che le dedicò Torquato Tasso. Barbara era di salute malferma.

DOPO IL SISMA

Cresciuta nell’aria pura e frizzante di Innsbruck, il pessimo clima di Ferrara le sarebbe stato fatale, specie dopo il terremoto del 1570, che costrinse la corte a vivere a lungo all’addiaccio, in pieno inverno e oltre. Fu il colpo di grazia. Barbara morì il 19 settembre 1572. Gli Estensi, indifferenti alle tombe monumentali predilette da altre casate, a parte pochi casi scelsero sepolture semplicissime. Per Barbara si fece un’eccezione: ebbe un sepolcro regale, almeno nelle intenzioni. Era vicina ai Gesuiti, il cui Ordine permise che venisse inumata nella loro chiesa di Ferrara, «nel nichio della Capella maggiore» (M. A. Guarini, 1621), insomma dietro l’altare centrale. La tomba è attribuita all’oscuro Francesco Casella da Carona, che fece un pessimo lavoro. L’insieme, «ornato di variati marmi, e statue, con la effigie di lei al naturale» (ancora Guarini) è disomogeneo e tremendamente enfatico. Si trova nella chiesa del Gesù (via Borgoleoni, 56) e la collocazione fa sì che resti seminascosta, quindi ben pochi si accorgono della sua esistenza. Povera Barbara.