San Giorgio |
Superato il Po di Volano, in fondo ad un vasto piazzale si erge l'imponente struttura della chiesa di San Giorgio, sede episcopale dal secolo VIII. In seguito al decadimento di Voghenza, la sede episcopale venne trasferita in San Giorgio e vi rimase dal secolo VIII al 1135, anno in cui fu consacrata la nuova cattedrale situata nel centro cittadino. San Giorgio rimase parrocchia con giurisdizione su un ampio territorio. L'ex palazzo vescovile fu donato ai Canonici Regolari di Sant'Agostino a cui succedettero i Canonici Lateranensi. Agli inizi del secolo XV il marchese Niccolò d'Este, che si trovava in buoni rapporti col pontefice Giovanni XXIII (a sua volta particolarmente legato alla Congregazione dei benedettini Olivetani ), si adoperò per fare insediare questi monaci in San Giorgio. Nel 1414 entrarono i monaci benedettini di Monte uliveto e si adoperarono per fare riedificare la chiesa e gli edifici annessi ormai fatiscenti (la chiesa fu poi affiancata dall'agile campanile, opera di Biagio Rossetti ). L'interno, di proporzioni rinascimentali, presenta ricche decorazioni affrescate del periodo barocco, dai colori chiari e luminosi. In fondo alla navata sinistra si trova la cappella di San Maurelio, con la tomba del vescovo martire eletto compatrono di Ferrara assieme a San Giorgio. Presso l'ingresso al campanile è la semplice tomba di Cosmè Tura, pittore caposcuola dell'Officina Ferrarese. Nel presbiterio è collocato il quattrocentesco monumento sepolcrale di Lorenzo Roverella, vescovo di Ferrara e nunzio apostolico in Ungheria. Dopo un periodo di prosperità, per il monastero iniziò del secolo XVIII una fase di decadenza. Nel 1708 il convento fu occupato da 2000 soldati austriaci impegnati a combattere contro i francesi nella guerra di successione spagnola e nel corso del secolo fu più volte ridotto ad ospedale o ad acquartieramento di truppe di diverse nazionalità. La soppressione napoleonica (1796) cacciò i padri da San Giorgio ed il monastero venne in gran parte demolito per opera dei rivoluzionari francesi (si è salvato uno solo dei chiostri). Nel 1798 il monastero ricevette il decreto di sgombero e la parrocchia fu affidata a due monaci, costretti però a divenire sacerdoti secolari. Il monastero fu privato di preziosi codici, ora conservati alla Biblioteca Ariostea, e di corali miniati del secolo X, ora custoditi
Palazzo Schifanoia. Nonostante le grandi difficoltà, la parrocchia di San Giorgio riuscì a continuare la sua attività ed il monastero ricevette lasciti di confratelli ad aiuto economico. Quando il parroco morì nel 1847, si interrompe la presenza olivetana iniziata nel 1415. La parrocchia è stata affidata a sacerdoti diocesani persone 1940 i monaci hanno fatto ritorno in San Giorgio e tuttora reggono la parrocchia.
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