PORTOROTTA
Il paese era un porto sul fiume Sandalo, importantissima arteria navigabile che collegava tanti piccoli centri dell’entroterra ferrarese costituendone la fonte di ricchezza.
Tale era la sua importanza da essere, secondo la testimonianza dell’Amedei, guardato militarmente e a testimonianza di ciò restano i nomi di due borghi, uno accanto alla chiesa detto il “Trinceron” e l’altro poco fuori dall’abitato, detto “Fortezza”.
Entrambi hanno ancora una struttura chiusa da mura/case che danno su una vasta corte centrale a cui si accede da un’unica apertura/passo.
L'improvvisa e travolgente rottura di questo porto, sotto la spinta impetuosa delle acque, sta all'origine del nome del paese.
Le origini di Portorotta sembrano essere antichissime: viene ricordato in una carta di origine ravennate, oggi conservata nell’archivio estense di Modena, in cui è enumerata “una pecie di terra” in “Porto de Rupta”. A differenza di Portomaggiore e di Portoverrara non è diventata sede di parrocchia fin dai tempi più antichi. Anche le carte del 1269 non recano traccia della presenza di un edificio di culto, non sappiamo quindi quando sia sorto il primo oratorio.
Il più antico documento che menziona la chiesa di Portorotta è quello che riporta gli atti della visita dell’Arcivescovo Cristoforo Buoncompagni, dell’1 aprile 1580. E’ sempre grazie agli atti di una successiva visita pastorale del 5 ottobre 1613, che abbiamo una dettagliata descrizione di questo edificio sacro: “La chiesa aveva due altari: uno consacrato al culto del Titolare su cui si trovava il quadro del Santo; l’altro “in medio oratorii” dedicato a S. Sebastiano. Esso pure recava il quadro con l’effige del Santo”.
La chiesa è intitolata ai SS. Giacomo e Sebastiano, ma in realtà è elevata a Santuario della Madonna di Pompei. Il paese infatti celebra il culto mariano la seconda domenica di maggio attraverso solenni processioni. Il piccolo edificio sacro fu restaurato nel 1964 su progetto dell’architetto Gaetano del Monte. In questa occasione la semplice facciata a capanna fu ricoperta da ricchi marmi, mentre l’interno fu “adattato ai nuovi canoni liturgici”, al 1965 risale “il moderno affresco del pittore Pesarini” presente nel catino absidale.
Entrambi hanno ancora una struttura chiusa da mura/case che danno su una vasta corte centrale a cui si accede da un’unica apertura/passo.
L'improvvisa e travolgente rottura di questo porto, sotto la spinta impetuosa delle acque, sta all'origine del nome del paese.
Le origini di Portorotta sembrano essere antichissime: viene ricordato in una carta di origine ravennate, oggi conservata nell’archivio estense di Modena, in cui è enumerata “una pecie di terra” in “Porto de Rupta”. A differenza di Portomaggiore e di Portoverrara non è diventata sede di parrocchia fin dai tempi più antichi. Anche le carte del 1269 non recano traccia della presenza di un edificio di culto, non sappiamo quindi quando sia sorto il primo oratorio.
Il più antico documento che menziona la chiesa di Portorotta è quello che riporta gli atti della visita dell’Arcivescovo Cristoforo Buoncompagni, dell’1 aprile 1580. E’ sempre grazie agli atti di una successiva visita pastorale del 5 ottobre 1613, che abbiamo una dettagliata descrizione di questo edificio sacro: “La chiesa aveva due altari: uno consacrato al culto del Titolare su cui si trovava il quadro del Santo; l’altro “in medio oratorii” dedicato a S. Sebastiano. Esso pure recava il quadro con l’effige del Santo”.
La chiesa è intitolata ai SS. Giacomo e Sebastiano, ma in realtà è elevata a Santuario della Madonna di Pompei. Il paese infatti celebra il culto mariano la seconda domenica di maggio attraverso solenni processioni. Il piccolo edificio sacro fu restaurato nel 1964 su progetto dell’architetto Gaetano del Monte. In questa occasione la semplice facciata a capanna fu ricoperta da ricchi marmi, mentre l’interno fu “adattato ai nuovi canoni liturgici”, al 1965 risale “il moderno affresco del pittore Pesarini” presente nel catino absidale.
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