domenica 25 settembre 2016

ANDALO










Orientata a sud-est, la parrocchiale vecchia di Andalo, dedicata ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia, si erge in posizione elevata al centro dell’abitato, realizzata ex novo da Antonio Cometti con il suo socio stuccatore Pietro Bianchi tra il 1782 e il 1783, in sostituzione della prima chiesa troppo angusta. La facciata a due spioventi è ripartita in nove settori da un motivo a reticolo determinato dall'incrocio di lesene e cornici lisce; nei settori centrali inferiore e mediano si aprono rispettivamente il portale maggiore timpanato elevato di due gradini e una finestra a profilo mistilineo, mentre i settori laterali mediani ospitano due nicchie centinate vuote. Le fiancate si caratterizzano per la presenza su ciascuna di tre finestre mistilinee, due nella navata e una nel presbiterio, e sono scandite da una serie di lesene intonacate; emergono simmetricamente i corpi rettangolari con gli angoli smussati corrispondenti alle cappelle e gli ambienti di servizio, più bassi (la sacrestia finestrata sul lato destro, l’ambiente adibito a deposito su quello sinistro). Il campanile si eleva a sinistra della chiesa, leggermente arretrato rispetto alla facciata: è caratterizzato da un’alta scarpa intonacata con cantonali sfalsati in pietra a vista e dall’accesso indipendente sul lato sud-est; il fusto è diviso in tre tronconi da cornici orizzontali, forato da feritoie e dotato di quadranti di orologio sommitali su ogni lato. Quattro monofore centinate allungate si aprono sui lati maggiori della cella ottagonale irregolare; la copertura piramidale a più falde è sormontata da globo e croce apicale. L’ingresso secondario della chiesa, con portale cinquecentesco reimpiegato, si trova sul lato sinistro, nel settore tra la prima e la seconda campata.

Ingresso secondario con portale cinquecentesco

FERRARA - SANTA MARIA NUOVA E SAN BIAGIO


Foto di:
Nicola Quirico (Opera propria) [CC BY-SA 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], attraverso Wikimedia Commons


Secondo la tradizione, fin dal VII secolo sul luogo in cui attualmente sorge la chiesa vi era un piccolo lago denominato il Lacus Mariae, dal quale emergeva un'isoletta, nel cui punto più elevato sorgeva una piccola cappella o forse solo un capitello, sito conosciuto come Santa Maria dei Pescatori. Nel 911 attorno a questo primo edificio religioso se ne costruì un altro molto più grande del primo.
La nuova chiesa, detta di Santa Maria del Lago, fu una delle più belle e nobili del tempo. Almeno dal 1138, fu denominata Santa Maria Nuova e, solo nel 1182, assunse probabilmente l'attuale assetto planimetrico di base. La chiesa è conosciuta anche come Santa Maria della Neve, in memoria del prodigio della nevicata avvenuto nell'anno 352 in piena estate sull'Esquilino in Roma, ove poi sorse la grandiosa basilica di Santa Maria Maggiore. Nel 1278 Santa Maria Nuova è documentata come parrocchia, mentre tra XIV e XV secolo fu profondamente ristrutturata.
In seguito decadde, ma si riprese a partire dal 1708, anno in cui la chiesa di San Biagio, che si trovava in prossimità dell'incrocio di viale Cavour con via Cittadella, fu demolita per far posto alla spianata della fortezza pontificia, così il titolo e i diritti vennero trasferiti nel nostro edificio di culto. A seguito di questo fatto, nel 1709 fu eretta all'interno di Santa Maria Nuova la cappella dedicata a San Biagio, dove si conserva una reliquia del santo, venerato tuttora come protettore della gola, soprattutto in occasione della sua festività che cade il 3 febbraio.
Chiusa nel 1796 in seguito alle soppressioni napoleoniche, la chiesa venne poi riaperta nel 1812 ma privata del titolo di parrocchia.

Alla fine del XIX secolo, in occasione del rifacimento del pavimento, fu rinvenuto il sepolcro della famiglia degli Aldighieri e una parte del muro della chiesa primitiva. Nel 1921, anno del VI centenario della morte di Dante, fu poi costruita una piccola cripta detta appunto degli Aldighieri dove nell'occasione furono composti i resti dell'antica famiglia (1). La stessa facciata, che era stata trasformata nel Settecento, sempre nel 1921 riacquistò attraverso un restauro piuttosto ardito il suo aspetto tre-quattrocentesco; nel contempo anche il fianco meridionale assunse l'attuale architettura. Nel 1938 Santa Maria Nuova fu di nuovo elevata a parrocchia, ma nel 1944 venne colpita dai bombardamenti: l'abside fu in gran parte demolita, crollò il soffitto e la cripta venne squarciata.
L'opera di ricostruzione, iniziata nell'immediato dopoguerra, si concluse nel 1949, ma anche in seguito si segnalano interventi interni grazie ai quali la chiesa, tra le più ricche di storia della città di Ferrara, acquisì nuovamente dignità e decoro.
Dietro l'altare maggiore, assume particolare rilevanza per la storia della chiesa il Miracolo della Neve dello Scarsellino; da segnalare, inoltre, un crocifisso ligneo di Tommaso Gandolfi realizzato nel XVII secolo, oltre alla già citata cripta degli Aldighieri, meta di studiosi e visitatori.

Per saperne di più....... 

29 settembre 2916
Foto di Pietro Finetti: 








(1)..... Gli avi di Dante Alighieri erano di origine ferrarese? Nel 15º canto del Paradiso, Cacciaguida, trisavolo del poeta, (vissuto tra il 1091 ed il 1148) racconta a Dante, come era la Firenze dei suoi tempi ma, alla fine del conto, veniamo a sapere che egli aveva sposato una donna dell'Alta Italia, e che da lei ebbe origine il cognome Alighieri. Ecco cosa fa dire nel canto 15º canto del Paradiso a Cacciaguida: "mia donna venne a me di val  di Pado, e quindi il sopranome tuo si feo". La celebre frase è riportata anche sulla lapide a destra del portale della facciata della chiesa di Santa Maria Nuova.

Vedere anche:

- Le chiese di Ferrara
  Storia, arte e fede
  di Giovanni Sassu e Francesco Scafuri
  Ferrara Arte, 2013
  Pag. 37 e segg.

Nuove foto (16 agosto 2019):