lunedì 20 novembre 2017

SANDOLO - SAN MICHELE ARCANGELO







Sandolo pare fosse un villaggio di pescatori: il nome stesso del paese deriva da un antico ramo deltizio del Po di Volano, chiamato Sandalus. E’ opinione di molti storici che sia il nome di una piccola imbarcazione che doveva permettere alla popolazione di vivere di pesca tra i corsi d’acqua che non mancavano certo nell’antico territorio ferrarese.
Qui sorge nel cuore del paesino, la bella Pieve romanica dedicata a S. Michele Arcangelo.
La storia della chiesa di Sandolo e le sue origini risalenti al X secolo, è collegata alla pieve di Maiero: è solo verso il XIII secolo che il piccolo paese si rende indipendente dalla pieve di Maiero ed acquista territorio e parroco propri.
La data di costruzione della pieve resta incerta, ma per linee architettoniche è assimilabile alla più grande e non molto distante pieve di S. Vito, infatti entrambe le costruzioni presentano uno stile romanico a pietra vista. Ci sono buone ragioni per credere che la chiesa di Sandolo fosse originariamente di forma basilicale a tre navate: la centrale e la destra, per chi entra, rimangono a testimonianza storica della precedente conformazione. Della sinistra, occupata oggi dalla canonica, non rimane più traccia se non per l’apparizione, in occasione di lavori di restauro, di due archi sulla parete che sembrano confermare questa ipotesi. La pieve nella sua suggestione odierna è frutto di lavori di restauro terminati con la riapertura al culto dell’antica chiesetta il 20 agosto 1972, intervento che ha restituito all’edificio la conformazione settecentesca.
La chiesa ha dimensioni raccolte: 18 metri di lunghezza per 5 di larghezza; vi si accede attraverso un’unica porta d’ingresso sovrastata da una finestra con grata di ferro battuto. Al suo interno, abbellito nel presbiterio con un Cristo su croce bizantina, si trova il marmoreo fonte battesimale del Cinquecento proveniente da un altro edificio sacro. Nella cappella del battistero si può ammirare un affresco del Battesimo di Gesù nel Giordano, attribuito a Giuseppe Mazzolani, importante pittore portuense che si è distinto nel panorama ferrarese del secondo ottocento. Un’altra sua opera molto espressiva, ”Gli ultimi momenti di Savonarola” è conservata presso il Municipio di Portomaggiore.
All’interno della piccola chiesa si trovano: la cappella del confessionale con una Madonna Addolorata e il tipico soffitto a cassettoni; la cappella di S. Antonio da Padova. Dell’antico trono vescovile di Cervia sono i tre scranni che formano il seggio della Presidenza nell’abside. Nel minuscolo campanile l’unica campana manda i suoi rintocchi alla pianura fin dal XV secolo.

Notizie ratte dal sito:

GAMBULAGA - SAN GIORGIO
















Gambulaga, con l’imponente chiesa di S. Giorgio che svetta con i suoi 24 metri di altezza, era un ricco borgo posto al lato di una delle più importanti diramazioni del Po.
Dai documenti reperiti nell’archivio locale, si è potuto rintracciare le origini del paese. Sin dall’anno 334 d.C. per le continue ed abbondanti deposizioni del Po e degli affluenti, si formarono diverse isolette.
Una di queste, che emergeva dalla valle stagnante, aveva il nome Lacus Lungus (Lago Lungo) da cui il nome Gambulaga.
La chiesa di Gambulaga sorge nel luogo in cui un tempo era ubicato il "castello", feudo della famiglia Adelardi Marchesella, sulle rive del fiume Sandalo.
Fu edificata nel 1777 su commissione del parroco don Francesco Marchini e i lavori si protrassero incessantemente per 9 anni.
L'architetto Antonio Foschini volle dare a questo edificio religioso la forma di una nave di cui l'abside rappresentasse la prua e la facciata la poppa.
La struttura è molto sobria, post barocca, le uniche concessioni decorative sono costituite dalle nicchie e dalle paraste della facciata, secondo un disegno geometrico e speculare. La simmetria delle linee che si protendono verso il cielo è resa evidente dal timpano che culmina con una croce in ferro, ai lati della quale sono presenti due statue rappresentanti enigmatiche figure femminili.
L'andamento sinuoso esterno si fa concreto all'interno in morbide linee arcuate che conducono verso l'altare, straordinariamente luminoso. Le grandi vetrate colorate spandono una luce copiosa e dorata. L'unica grande navata è arricchita da quattro altari laterali.
Imponenti colonne di legno dai capitelli dorici merlati d‘oro ornano i fianchi. In origine dovevano essere bianche, ma nei lavori di restauro degli anni '5O sono state dipinte a imitazione del marmo dell'altare.
Ai due lati della porta si possono ammirare immagini affrescate degli Evangelisti Marco e Matteo. Gli Apostoli Pietro e Paolo sono invece imponenti statue in marmo bianco dalle movenze e dalla compostezze classica. l quattro evangelisti incorniciano i primi altari laterali. Gli altari di marmo bianco e verde sono di stile barocco e sono sormontati da putti sorridenti in atteggiamento giocoso e da cesti di frutta in squisito stile ferrarese. A fianco del secondo altare di sinistra una nicchia che rappresenta una grotta, conserva una delicata statuetta raffigurante la Madonna di Lourdes.
L'abside alle spalle dell‘altare fu chiusa durante gli ultimi restauri. Questo intervento ha privato l'edificio delle propria profondità, ma ha permesso di creare una sorta di quinta teatrale dove vi è rappresentato il martirio di S. Giorgio. Di fronte all'altare, sopra la porta d‘entrata campeggia una immagine di S. Giorgio che uccide il drago. Nella sacrestia è conservata un'altra immagine del Santo, oggetto di studi approfonditi da parte della Belle Arti di Bologna. Nell'immagine piuttosto scura, un'unica luce cade dall'alto e illumina il viso straordinariamente espressivo che guarda con grande intensità il visitatore. Questa tavola sembra essere la parte di un trittico, copia ottocentesca di un‘opera di Dosso Dossi, andata perduta.
Il soffitto, suddiviso in fasce è riccamente affrescato. Le decorazioni pittoriche presenti nella zona absidale e negli altari laterali risalgono agli anni '5O contestualmente ai lavori di ristrutturazione.
Il grande altare in marmo pregiato è stato consacrato il 4 ottobre 1956 al termine dei lavori. La chiesa originaria doveva essere molto sobria, anche il soffitto non era decorato. Il vero soffitto a capriata si può ammirare solo salendo una stretta a ripida scalinata a sinistra dall'altare. Nel ‘300 la Chiesa di Gambulaga costituiva, assieme a quella di Runco, Voghenza, Masi, Gualdo e Quartiere, la pieve di Voghiera.





Le notizie e le due foto che precedono sono state tratte dal sito:
Comune di Portomaggiore - Sito Istituzionale