mercoledì 21 febbraio 2018

RO FERRARESE - SAN GIACOMO


Le vicende storiche del territorio di Ro sono strettamente collegate al Po ed alle numerose alluvioni e straripamenti del fiume.

Fece parte del Ducato Estense e successivamente dello Stato Pontificio.

All’unità d’Italia Ro fu inserita nel Comune di Copparo ed ottenne autonomia amministrativa solo nel 1908.

Il territorio di Ro è noto per il romanzo “Il mulino del Po” di Riccardo Bacchelli, in cui è descritta la storia di una famiglia di fiumaioli.

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Ci sono varie ipotesi, anche curiose, che vengono fatte dagli storici per rendere conto della derivazione etimologica del nome Ro. Il più celebre degli storici della provincia di Ferrara, Frizzi, rimanda il tutto alla dominazione dell’impero Bizantino e degli Esarchi, quando riti, costumi, tradizioni e lingua greca agevolmente si difusero in quelle terre.
           “Dalla lettera greca Rho  fu derivato il nome dato ad una nostra villa del Polesine di San Giovanni Battista”.

            Questa seconda interpretazione è dello storico Franceschini, per il quale è quasi certa la provenienza dal greco “reor”, scorrere.

            Una interpretazione ancora diversa il Pradi, altro storico, la ottiene derivandola dall’etimo “aratus”.

            I primi veri cenni storici si hanno a partire da una bolla di Papa Marino II  del 944, e riguardano la conferma di beni e diritti della Chiesa di Adria, fra i quali il fondo di “Roda” con le selve e le ville di pertinenza. Il documento è ritenuto però poco attendibile dallo storico Muratori essendo, a suo avviso, stato alterato in epoca più tarda.

            In una petizione al Vescovo di Ravenna del 10 febbraio 1172 ed in una concessione del 25 aprile 1230 è ricordata una “Fossa di Reda o de Rede”

            Però negli “Statuta Ferrariae” del 1287 il paese viene indicato con la forma “Rode”.

            Cenni antichissimi esistono anche per le altre frazioni attualmente comprese  nel territorio del Comune di Ro  e precisamente Guarda, Ruina e Zocca.

            Di Guarda il paese celebrato dal Bacchelli nel suo “Il Mulino del Po”, le prime notizie sempre riguardanti diritti ecclesiastici, secondo Frizzi, appaiono nel 1191.

            E già doveva essere un centro rivierasco importante se alcuni decenni dopo, nel 1240, vengono indicate norme per il commercio del sale ad alcuni approdi sul Po, fra i quali Guarda.

            Di Ruina le prime notizie riguardano tempi ancora più lontani:  nel 995 venivano concessi in vitalizio dal Monastero di San Vitale in Ravenna molti beni in territorio ferrarese, fra i quali “Massa Rovina”.

            Se le rovine riguardano l’antico castello di proprietà del Vescovo di Ferrara (di cui alcuni ruderi, afferma il Frizzi, erano ancora visibili nel 1508) vuol dire che gli insediamenti della località avevano avuto inizio molti decenni prima.

            Altre notizie di Ruina si hanno si successivi documenti del  998 e del 1174.

            Gli “Statuta Ferrarie” ne fanno menzione nel 1287.

            Negli stessi statuti viene menzionata anche la villa di Zocca attraversata da un fossato detto “Scorsero”.

            In effetti le origini di queste comunità sono legate al corso de Po, che andò formandosi dopo la rotta di Ficarolo del XII secolo. Le acque cominciarono a scorrere nel nuovo letto, denominato Canale di Bovi, fu chiamata molta manodopera per effettuare gli ingenti nuovi lavori di arginatura e molti di questi operai si fermeranno con le loro famiglie nei luoghi di lavoro, formando nuove comunità

            Ma l’importanza degli insediamenti non poteva contare solo sui lavori di arginatura.

            Si sentì impellente il bisogno di terre da coltivare che, nonostante le ricorrenti alluvioni devastatrici, furono strappate alla palude.

            Nel 1564 finalmente inizia la bonificazione del Polesine di Ferrara. In un primo tempo ne fu impresario un certo Isidoro del Portello, padovano, ma poi, per difficoltà finanziarie, subentrarono Alfonso II d’Este, i Contarini di Venezia ed i Bonvisi di Lucca

            Le opere poi di bonifica continuarono nel tempo con tecniche e macchine sempre più moderne ed efficienti per arrivare fino ad oggi in cui tutto il territorio del Comune è perfettamente coltivabile.

            Le traversie subite da questo territorio e da queste genti sono innumerevoli.

Alluvioni disastrose e ricorrenti hanno imperversato per secoli, modificando la geografia e l’aspetto sociale dei nostri territori  a partire da quella di Ficarolo fino a quella disastrosa del 1872 che allagò tutte le terre di levante della provincia di Ferrara.. Vogliamo ricordare anche i grandi eventi bellici , quali la grande battaglia di Polesella , combattuta fra Veneziani ed Estensi nel 1509.

            Questa battaglia è di grande importanza storica perché, per la prima volta, furono impegnate in modo razionale e sistematico le artiglierie che divennero poi le protagoniste delle battaglie di tanti secoli a venire.

            I veneziani, superiori per navi e truppe, avevano stabilito una solida testa di ponte sulla riva estense del Po, fra Ro e Zocca. Ma nella notte del 18 dicembre 1509 il Duca Alfonso ed il fratello Cardinale Ippolito riuscirono, concentrando il tiro dei loro cannoni, ad occupare una posizione utile per battere la flotta nemica costituita da ventitrè grandi galee e da oltre cento imbarcazioni minori ancora dall’altra parte del fiume. Tre giorni dopo il Po era in piena e tutto il naviglio veneziano emergeva sul livello dell’argine. Durante la notte il cardinale Ippolito usò con tanta precisione le artiglierie che molto naviglio veneziano fu distrutto. Nel giorno successivo l’artiglieria e le milizie estensi completarono l’opera sbaragliando la forza veneziana, catturando tredici galee ed affondandone due, con la perdita di circa duemila soldati veneziani metre risultarono insignificanti le perdite estensi.

            Altre tragiche vicende belliche ebbero queste terre nel 1643, durante la guerra dei Barberini, quando le truppe di Orlando Farnese incendiarono Ruina e parte di Zocca e quasi tutti i mulini esistenti sul Po.

            Passando altri secoli ed altre guerre arrivò, nel 1797, il vento della rivoluzione francese. Chi operò con entusiasmo per propagandare nuove idee anti-clericali fu proprio un prete, il cittadino Giulio Cesare Armani, parroco di Guarda. Di questo personaggio singolare possiamo dire che fu l’instancabile organizzatore della Guardia nazionale del suo paese e dei paesi vicini. Certamente fu un precursore nel difendere quelle idee di libertà e di uguaglianza che, in seguito, avrebbero tolto i poveri dallo stato di assoggettamento fisico e morale nel quale,  alla fine del 1700, erano tenuti tutti coloro che erano lontani dalle leve della proprietà e del potere.

            Anche la seconda guerra mondiale ha provocato in questi luoghi lutti e rovine, terminando nell’aprile del 1945 con l’atroce spettacolo delle centinaia di soldati tedeschi annegati e trascinati a valle dalle correnti del fiume che avevano cercato di attraversare durante la ritirata verso nord per sottrarsi alla prigionia.

            Ma la vita è sempre più forte, e così tutto è rinato e si è sviluppato in maniera incredibile, sia nella qualità della vita,sia nella quantità della vita che nello sviluppo della conoscenza e del pensiero.

            La lotta per la conquista di diritti per l’uomo è stata lunga e difficile, così come lungo e doloroso è stato il travaglio per strappare queste terre al fiume, alla palude, alla malattia. E non è a caso che proprio in questi territori si svolgano le prime e più cruenti lotte sociali del bracciantato agricolo, per ottenere più dignitose condizioni di vita e di lavoro, ha dovuto bagnare, oltre che con il sudore, anche con il sangue quelle zolle sulle quali per secoli aveva tribolato.

            Sono rimaste poche cose a ricordare i tempi passati: l’antica  chiesa di Ro , povera pieve distrutta alcune volte fino al 1774, anno nel quale venne elevata quella odierna a cui fece seguito, un secolo dopo, la costruzione del campanile; la chiesa di Guarda, “volta le spalle ai parrocchiani” ed ha origini molto antiche, pare sia stata rifatta molte volte, fino al 1770 anno d’inizio della costruzione dell’edificio attuale, la chiesa di Ruina, di origini molto lontane, la chiesa di Zocca anch’essa  di origini antiche distrutta e rifatta alcune volte fino alla costruzione della nuova chiesa , avvenuta nel 1960; la chiesa di Alberone invece è stata costruita dopo la sua elevazione a parrocchia nel 1963.

            Termino questi cenni ricordando due delle più caratteristiche immagini del nostro passato: quella dei pescatori di storione e dei mulini del Po. Entrambe sono legate al fiume che di queste terre, da sempre, è il padre-padrone. La figura dei pescatori di storione ora scomparsa è rimasta nei racconti e nelle leggende della nostra gente: le feroci lotte per portare “capatosta”sulla barca sono ancora oggetto di discussione e di commenti, anche se qualvolta, alterati dal vino e soffocati dalla lontananza del tempo. Anche i mulini del Po sono scomparsi . Si ha memoria che già nell’anno 1100 pittoreschi mulini erano in funzione nel fiume. E certamente lo furono per molti secoli se, in un’indagine del 1873, i mulini della nostra provincia risultavano essere 173.

            Riccardo Bacchelli li immortalò con il nome del suo romanzo: “Il mulino del Po” e grazie anche a questa saga stupenda della famiglia Scacerni che, iniziando dalla disastrosa guerra napoleonica di Russia, finisce alle soglie della prima guerra mondiale, la loro immagine resta integra nel profondo delle nostre emozioni e della nostra cultura. Fino all’ultimo mulino, ricostruito per rivendicare una tradizione antica ed affondato nel 1944 alla pianta di Zocca in seguito agli eventi bellici dell’ultimo conflitto.

A cura di

Maria Cristina Felisati



GUARDA FERRARESE - ASSUNZIONE DI MARIA SS.





Parrocchia dell'Assunzione di Maria Ss. in Guarda Ferrarese, Ro (Ferrara), sec. XVI

La chiesa fu eretta nel 1192 e fu soggetta alla giurisdizione ecclesiastica del vescovo di Adria fino al 1818, quando Pio VII, con bolla di ridefinizione dei confini ecclesiastici delle diocesi ricadenti in stati diversi, emessa in data 13 marzo 1818, ne decretò il passaggio alla diocesi di Ferrara.

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PARROCCHIA DELL’ASSUNZIONE DI MARIA SS.MA 
Parœcia Assumptionis Mariæ Sanctissimæ 

Già Diocesi di Adria fino 13/III/1818 - Vicariato “Sant’Apollinare Vescovo e Martire”.
Il ‘lapidem primarium’ destinato a fungere da prima pietra della chiesa venne inviato da papa Celestino III al nobile ferrarese Joculo, unitamente alla bolla del 12 febbraio 1192 con cui lo stesso papa accettava la donazione di un terreno in Guarda da parte della nobile famiglia ferrarese. 
In un manoscritto di mons. Mariano Pavani si legge: 
«La chiesa parrocchiale fu eretta nel sec. XII sotto papa Celestino III, soggetta alla Sede Apostolica come rileva la Bolla del 13 Febbraio 1192 e confermata da papa Urbano IV con Bolla del 12 Ottobre 1261. Detta chiesa appartenne fino al 1818 alla Diocesi di Adria. Dal papa Pio VII con Bolla del 13 Marzo 1818 fu unita a Ferrara. Il papa Clemente VII dietro domanda del Parroco Zilioli, istituì con Bolla del 20 Aprile 1517 nella Cattedrale di Ferrara la dignità di Canonico Tesoriere, cui fosse annessa la chiesa di Guarda. Fino all’anno 1623 portarono il titolo di Rettori e da quell’anno lo cambiarono in quello di Vicario. La costruzione dell’attuale chiesa ebbe inizio nel 1771 ed ultimata alla fine del secolo XVIII»
Si ritiene, per tradizione non documentata, sia stata disegnata dall’arch. ferrarese Antonio Foschini, mentre pare certo che il Foschini sia stato consultato per il soffitto. Il campanile apparteneva alla precedente chiesa, demolita perché pericolante e sostituita dalla attuale. Esso distava dalla chiesa circa 500 metri: crollò nel 1945 per eventi bellici e non è stato più riedificato.

ALBERONE - SAN LUIGI GONZAGA


Alberone.
La storia di questa comunità fino a qualche decennio fa si intrecciava con quella di Guarda, di cui era parte integrante; tuttavia, esisteva già un fattore etnico che caratterizzava le due comunità e che avrebbe portato alla loro separazione. Nella zona, inoltre, veniva officiata una chiesetta costruita nella metà del sec. XVIII dalla famiglia ferrarese dei Recchi. 
L’arcivescovo Natale Mosconi, dotata la zona di una chiesa nuova e di una abitazione per il sacerdote, la eresse a Parrocchia con decreto del 26 ottobre 1959; il 24 dicembre 1962 fu posta la prima pietra della chiesa, che –ultimata nel 1963– venne consacrata dallo stesso Mosconi il 25 ottobre 1969. 
Il territorio parrocchiale fu stralciato dalla parrocchia di Guarda Ferrarese, che fino al 1819 aveva fatto parte della diocesi di Adria ed era pervenuta alla diocesi di Ferrara a seguito dei mutamenti politico-territoriali determinati dal Congresso di Vienna.

Da Wikipedia:
 
Il Congresso di Vienna fu una conferenza tenutasi presso il castello di Schönbrunn (Schloß Schönbrunn in tedesco) nell'omonima città, allora capitale dell'Impero austriaco, dal 1º novembre 1814 al 9 giugno 1815 (benché diverse datazioni riportino l'inizio e la fine del Congresso al 18 settembre 1814 e al 9 giugno 1815). Vi parteciparono le principali potenze europee allo scopo di ridisegnare la carta dell'Europa e ripristinare l'Ancien régime dopo gli sconvolgimenti apportati dalla Rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche. Con il Congresso di Vienna si apre infatti quella che viene definita come l'età della Restaurazione in Europa che può considerarsi conclusa con i moti del 1830-1831.
Per la prima volta gli stati europei decisero che il modo giusto di mettere fine a una guerra era riunire tutti gli stati interessati e discutere una soluzione valida per tutti: un'idea che è sopravvissuta fino ad oggi. L'idea che i grandi conflitti e le questioni internazionali andassero risolte da riunioni a cui partecipavano tutte le nazioni coinvolte era oramai entrata nella cultura della diplomazia europea. Un secolo dopo, questa idea avrebbe assunto la forma della Società delle Nazioni e, a meno di 150 anni dalla chiusura del Congresso, avrebbe portato alla nascita delle Nazioni Unite.

martedì 20 febbraio 2018

COLOGNA - SANTA MARGHERITA



Cologna

Particolarità territorio di Cologna
Superficie Kmq. 22,87
Cenni Storici
Un primo riferimento storico per il paese lo si ha in una pergamena estense conservata a Modena e datata 23 febbraio 1158. Tuttavia, chi volesse ricercare dati sicuri su Cologna non potrebbe ignorare gli statuti ferraresi del 1287, ove il paese é citato.
Essendo la sua storia strettamente legata a quella del Po, occorre ricordare che la zona fu colpita da numerose rotte del fiume: si ricordano quelle particolarmente disastrose del 1446, del 1567 e del 1569.
Fra le famiglie nobili che detennero investiture nei terreni circostanti il paese, si trovano in particolare i marchesi Turchi, cui subentrarono -come eredi- i Bevilacqua. Pur tuttavia vanno segnalati anche i Macchiavelli e, infatti, ancora oggi esiste una zona ed una via che si ricollegano a tale cognome. Gli Estensi vi ebbero una castalderia con numerosissimo bestiame.
Circa la popolazione, va osservato che essa ammontava a circa un centinaio di persone nel secolo XIV, mentre accrebbe considerevolmente nei due secoli successivi dati i proficui rapporti, anche commerciali, con la sponda veneta.
Infatti, Cologna ebbe rapporti preferenziali con Crespino, sede civile del Governatorato pontificio e sede religiosa del Vicariato della diocesi ravennate, che si estendeva da Serravalle a Cologna, a Coccanile sino ad Ambrogio.
Dal 22.6.1796, inizio dell'era napoleonica, Cologna fu ''sezione'' del governo crespinese assieme alle frazioni di Guarda, Berra e Serravalle. Caduto il governo legatizio del Papa, il Gran Consiglio voluto da Napoleone determinò e delimitò nel 1798 le circoscrizioni dei territori fino ad allora appartenenti alla Santa Sede. Cologna divenne sede del cosiddetto ''Comune della Lavezzola'', comprendente i paesi di Guarda, Berra, Ambrogio, Piumana e Serravalle. Tale situazione perdurò nel breve intervallo (22.5.1799-20-1-1801) della reggenza della Casa d'Austria, e anche dopo il 30 gennaio 1801, data in cui venne costituita la Repubblica Cisalpina.
Nel 1799 fu al centro delle azioni dei cosiddetti ''Insorgenti'', capitanati dal colognese Valeriano Chiarati, la cui protesta contro il potere napoleonico venne ben presto repressa.
La Repubblica Cisalpina elevò Cologna al rango di Municipio ma nel 1805, Regno d'Italia, Cologna ebbe il proprio territorio ristretto ad una giurisdizione comprendente il capoluogo e il solo villaggio di Fossasamba. La ripartizione decretata nel 1805 rimase in vigore anche all'indomani della caduta napoleonica
Nel 1817, in piena Restaurazione, Cologna ritornò sede municipale all'interno del Governo di Copparo. Ebbe come frazioni Berra e Serravalle, cui si aggiunsero le comunità cosiddette ''appodiate'' di Ro, Guarda e Zocca. A Cologna il capo della amministrazione civile era un ''Gonfaloniere''. Tale ordinamento rimase in vigore fino alla caduta del dominio pontificio.
Il dittatore Farini, nel 1859, compì un nuovo riordino delle circoscrizioni amministrative dell'Emilia e Cologna divenne una semplice frazione del vastissimo comune di Copparo, conservando per i suoi cittadini la sede di una delegazione comunale. A titolo di curiosità ricordiamo che dal 1840 al 1859, Luigi Tumiati di Cologna ricoprì la veste di responsabile della municipalità: diciannove anni di servizio pubblico sui complessivi 61 nei quali Cologna godette della autonomia comunale.
Quando venne emanata la legge n. 752 del 1908 con la quale si procedeva alla divisione di Copparo in cinque comuni, Cologna divenne frazione del nuovo Comune di Berra. Al centro del paese, che si snoda in prevalenza lungo il tracciato dell'antica Fossa Lavezzola, sorge il monumento all'eroico bersagliere Aurelio Zamboni, esempio imperituro di amore alla Patria fino all'estremo sacrificio.
 
 
 

 

COCCANILE - SAN VENANZIO MARTIRE




Da Wikipedia

Coccanile è una frazione del comune di Copparo in provincia di Ferrara.
L'origine del nome è incerta. Alcuni storici hanno pensato a Capite Caniti (cantone, o angolo di canneto) oppure a Caput Canetum (angolo di terra con canneto). Coccanile nasce in una zona paludosa, occupata da acque stagnanti, funestata dalla terribile malaria che rendeva difficoltosa la sopravvivenza ostacolando spesso ogni attività umana tra cui l'agricoltura.
Soltanto in seguito ai tentativi di bonifica, dovuti soprattutto ai monaci, furono possibili le prime produzioni agricole. È noto infatti che i monaci Benedettini di Pomposa dovettero abbandonare il Cenobio per l'impressionante mortalità causata dalla malaria.
Tutto il latifondo ferrarese, al quale Coccanile apparteneva, faceva capo all'autorità ecclesiastica e in particolare alla Chiesa di Ravenna. Questa si estendeva dal mare Adriatico fino a buona parte del Veneto, Lombardia, Toscana e Marche. Era un grosso feudo che costituiva l'antico esarcato di cui erano investiti gli arcivescovi di Ravenna.
Una ricerca fatta da Monsignor Giacomo Mazzotti data l'erezione a parrocchia di Coccanile alla fine dell'VIII secolo. Infatti S. Apollinare di Rovigo, una filiale di Coccanile, esisteva già all'inizio del IX secolo. Inoltre vi è un documento dell'anno 870 in cui papa Adriano II conferma a Firminiano e ai suoi fratelli la corte di Formignana, allora confinante da un lato con "Cuparus et Caput canilis" (Coccanile).
Gli storici ritengono che il nome Coccanile sia posteriore al nome del Patrono della sua Chiesa: san Venanzio martire. Nelle memorie di alcuni studiosi infatti si riscontrano espressioni del tipo “Pieve di San Venanzio delle Paludi”, “Polesine di san Venanzio”. 

domenica 18 febbraio 2018

CESTA - Madonna della Pace - Maria Ss. del lume e della pace








In età medievale in Cesta era presente una chiesa dedicata a San Michele, soggetta alla pieve di San Pietro in Copparo. Fu eretta in parrocchia nel 1435 dal Beato Giovanni da Tossignano. Il Guarini, nel testo citato in bibliografia, nel 1621 scrive che "la chiesa, che quivi si ritrova a S. Michele dedicata venne edificata e dotata dalla famiglia de' Giocoli, sotto le cui ragioni va ella tuttavia continuando. Ha sotto di sé 50 anime da comunione".
Nel corso del Settecento la chiesa di Cesta risulta dedicata a Sant'Agata, in particolare in un documento conservato nell'archivio parrocchiale è detto che  "... nell'anno 1747 minacciando la ruina l'antica chiesa parrocchiale di Cesta, l'attuale chiesa parrocchiale fu cominciata nel 1755 e venne terminata nel 1760. Fu edificata sotto gli auspici e con le elargizioni del cardinale Marcello Crescenzi arcivescovo di Ferrara".
La parrocchia fu soppressa nel 1943 e il 15 settembre 1963 la chiesa assunse il titolo di Santuario e fu eretta nuovamente in parrocchia, dal vescovo di Ferrara mons. Natale Mosconi, sotto il titolo di Maria Santissima del lume e della pace. La parrocchia fu affidata ai padri Passionisti.

SALETTA - SAN MICHELE ARCANGELO









Nella frazione di Saletta, Comune di Copparo, si trova la chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, un piccolo gioiello architettonico e custode della memoria storica della comunità, purtroppo poco conosciuta ai più, ma molto apprezzata da chi di storia dell’arte se ne intende, tanto che molti matrimoni vengono celebrati qui per la bellezza dell’edificio. 
I lavori di costruzione iniziarono appunto il 29 settembre 1804 (data in cui si festeggia san Michele, la prima pietra fu posata da monsignor Giambattista Bonacossi) e proseguirono fino al 1811. La chiesa fu progettata dall’architetto Antonio Foschini, lo stesso che partecipò alla costruzione del Teatro Comunale di Ferrara e a numerose altre chiese della città e del forense. Tradizione vuole che egli chiamasse la chiesa di Saletta, “sorella maggiore” di quella di San Nicolò,costruita pochi anni prima. A onor del vero, la tesi che vuole la chiesa disegnata del celebre architetto, contenuta nell’Annuario Diocesano e nella “Guida del ferrarese” di Ugo Malagù, non è confermata da una tesi di laurea di Micaela Spadoni sulla storia della chiesa, dove invece, in base agli scritti d’archivio, si sostiene che la progettazione della chiesa fosse stata affidata a Alfonso Magnanini. Rimane il fatto che l’edificio venne costruito a fianco di una chiesa più antica, preesistente, grazie al contributo e alla generosità degli abitanti del piccolo paese, che subito si adoperarono per avere una chiesa più bella. Il campanile, alto 47 metri e staccato dall’edificio, è definito come “il più interessante della zona, per le sue forme classiche e per le perfette modanature” (fonte Annuario Diocesano,gentilmente concessa da don Stefano Zanella). 

Fonte:  http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2017/02/22/news/anche-la-chiesa-di-saletta-e-terremotata-1.14922652?refresh_ce