mercoledì 23 maggio 2018

VIGARANO PIEVE - DELIZIA ESTENSE DELLA DIAMANTINA


























Nella campagna di Vigarano Pieve sorgono i vistosi edifici della “Diamantina”, dall’omonima località nell’antico Polesine di Casaglia che, nella sua parte più bassa, prese il nome da uno degli emblemi della Casa d’Este, il diamante, «quasi caduto ad ingemmare una boscaglia spopolata e grame terre», come scriveva Riccardo Bacchelli.
La tenuta, dopo essere stata proprietà collettiva della comunità di Settepolesini, nel 1506 fu venduta al duca Ercole I in cambio di un canone irrisorio.
Il popoloso borgo è ricordato dal 1590, come sede di una “castalderia” con case coloniche di epoca estense.
Il palazzo, completo di stalle, orto, una bella torre colombaia e di grandi granai, era il centro amministrativo della tenuta.
Nel 1827 la Diamantina passò al barone Camerini che la restaurò e vi costruì un oratorio; successivamente si avvicendarono diversi proprietari e grazie alla bonifica meccanica la zona è diventata salubre e ricca di coltivazioni.
Appartiene ora al dott. Enzo Cavallari che ha raccolto in alcune sale del palazzo una ricca collezione di macchine, materiali ed oggetti legati al lavoro agricolo.

Link:
http://www.ferraradeltapo-unesco.it/delizie/diamantina/

http://www.ferraraterraeacqua.it/it/vigarano-mainarda/scopri-il-territorio/arte-e-cultura/ville-dimore-teatri-storici/delizia-estense-della-diamantina

  
 Dal "IL MULINO DEL PO"
di Riccardo Bacchelli

..........Un terreno, sempre stato in gran parte incolto, e già tenuta di caccia al porco selvatico dei marchesi e duchi d' Este, rinselvatichito di poi e più brullo e sterpigno di quanto non fosse stato mai, impaludato da stagni e scoli inerti, avanzi del Po morto che in anni annorum camminava per di lì verso la città; il terreno fra Volano e Po e la strada del Lagoscuro e il Panaro, ebbe nome dall'"impresa" del diamante, antica e famosa di Casa d'Este: nome simile a uno di quelli che brillano nelle ottave del Boiardo e dell'Ariosto, quasi caduto da una di quelle a ingemmare una boscaglia spopolata e grame terre perniciose. "Diamantina" non era, come non è, il solo nome là a rendere l'idea di gentilezza, superstite a quella signoria ch' ebbe fortuna  quasi senz'uguali nei regni della fantasia. In Diamantina, povere pievi solitarie e casali sperduti e poderi miseri, polesini brulli e  lame acquitrinose e sodaglie deserte, si fregiavano di nomi arditi e fantasiosi, coll'aria d'una fiaba perduta:  Fioril d'Albero e Man di Ferro, casale di Castel Trivellino e la Leona e Ca' del Padreterno e Porpolana, Sette Polesini e la Grua, Salvatonica e  l'Aquila, Torre Senetica e il Malguardato. Era e rimase per un pezzo uno dei territori del ferrarese più poveri e giù di mano e pieni di malanni, a principiar dalle febbri; ma parevano nomi cercati, e serbati dai villani in tante vicende e travagli e trapassi di ricchezze perdute d'immutevole miseria, per fedele vaghezza, leggiadra e strana, di consolante poesia.
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