mercoledì 22 novembre 2017

MONTESANTO - IMMACOLATA CONCEZIONE






Montesanto - Montis Sancti 
PARROCCHIA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE 
Parœcia Immaculatæ Conceptionis 
Vicariato “San Giorgio Martire” 
Comune di VOGHIERA

Scrive il Frizzi che il marchese Nicolò d’Este nell’anno 1294 diede in feudo a Marco Pio da Carpi le terre di Camposanto, luogo così chiamato per i molti morti causati da un combattimento quivi svoltosi. 
Nel 1470 un altro Marco e un Lionello della famiglia Pio cedettero quelle terre a Borso d’Este, che volle mutare il nome da Camposanto in Montesanto e vi fece costruire una villa con quaranta stanze riccamente affrescate (venne distrutta dall’aviazione inglese durante il secondo conflitto mondiale). 
La chiesa parrocchiale di Montesanto fu eretta nel 1471 ed il suo edificio fu ricostruito nel sec. XIX; poi nuovamente, dopo i bombardamenti dell’ultima guerra, da cui uscì indenne solo il campanile. Il nuovo tempio è stato dotato nel 1961 di un altar maggiore monumentale, acquistato a Ferrara dalla chiesa di S. Giuseppe degli agostiniani.




PORTOROTTA - SS.GIACOMO E SEBASTIANO









PORTOROTTA

Il paese era un porto sul fiume Sandalo, importantissima arteria navigabile che collegava tanti piccoli centri dell’entroterra ferrarese costituendone la fonte di ricchezza. 
Tale era la sua importanza da essere, secondo la testimonianza dell’Amedei, guardato militarmente e a testimonianza di ciò restano i nomi di due borghi, uno accanto alla chiesa detto il “Trinceron” e l’altro poco fuori dall’abitato, detto “Fortezza”.
Entrambi hanno ancora una struttura chiusa da mura/case che danno su una vasta corte centrale a cui si accede da un’unica apertura/passo.
L'improvvisa e travolgente rottura di questo porto, sotto la spinta impetuosa delle acque, sta all'origine del nome del paese.

Le origini di Portorotta sembrano essere antichissime: viene ricordato in una carta di origine ravennate, oggi conservata nell’archivio estense di Modena, in cui è enumerata “una pecie di terra” in “Porto de Rupta”. A differenza di Portomaggiore e di Portoverrara non è diventata sede di parrocchia fin dai tempi più antichi. Anche le carte del 1269 non recano traccia della presenza di un edificio di culto, non sappiamo quindi quando sia sorto il primo oratorio.
Il più antico documento che menziona la chiesa di Portorotta è quello che riporta gli atti della visita dell’Arcivescovo Cristoforo Buoncompagni, dell’1 aprile 1580. E’ sempre grazie agli atti di una successiva visita pastorale del 5 ottobre 1613, che abbiamo una dettagliata descrizione di questo edificio sacro: “La chiesa aveva due altari: uno consacrato al culto del Titolare su cui si trovava il quadro del Santo; l’altro “in medio oratorii” dedicato a S. Sebastiano. Esso pure recava il quadro con l’effige del Santo”.
La chiesa è intitolata ai SS. Giacomo e Sebastiano, ma in realtà è elevata a Santuario della Madonna di Pompei. Il paese infatti celebra il culto mariano la seconda domenica di maggio attraverso solenni processioni. Il piccolo edificio sacro fu restaurato nel 1964 su progetto dell’architetto Gaetano del Monte. In questa occasione la semplice facciata a capanna fu ricoperta da ricchi marmi, mentre l’interno fu “adattato ai nuovi canoni liturgici”, al 1965 risale “il moderno affresco del pittore Pesarini” presente nel catino absidale.

martedì 21 novembre 2017

MAIERO - SAN MARTINO











Maiero o Maderius è un antico paese che compare già in documenti del XII secolo e che deve il proprio nome al luogo umido in cui sorse: terreni circondati dalle acque, da selve e da boschi.
Oggi è ancora circondato, ma da campi coltivati e frutteti e poco o nulla resta del suo passato, salvo il campanile del 1809 che conserva l’aspetto originario con la cuspide appuntita e le pesanti paraste della cella campanaria.
La chiesa, di antiche origini, è andata distrutta il 19 aprile 1945 e quella sorta nel dopoguerra è un semplice luogo di culto ancora dedicato a San Martino.
Sappiamo comunque che già nel X secolo Maiero era un grande e importante centro abitato, un Vicus secondo la denominazione allora corrente, e il suo territorio era sede di pieve. Il significato di questo termine indica un territorio sul quale è stanziata una comunità cristiana primitiva rurale. Solo la località sede di pieve era dotata di una chiesa con battistero, dove esercitava l'ufficio il capitolo canonicale, che serviva anche nelle chiese minori. Nel 1229, in un inventario dei possedimenti della Chiesa di Ravenna, Papa Gregorio IX include anche la Plebem mederii, che in un'altra carta viene ora considerata alla pari di quella di Portomaggiore.
Di Maiero antica resta anche il “Palazzone” ovvero palazzo Berti ex Bergellesi, non privo di interessanti valenze architettoniche, che fu costruito in epoca pre-barocca sui ruderi della trecentesca Rocca di Maiero, di proprietà di Galeazzo Medici e successivamente degli Estensi.

Notizie tratte dal sito:
Comune di Portomaggiore - Sito istituzionale

lunedì 20 novembre 2017

SANDOLO - SAN MICHELE ARCANGELO







Sandolo pare fosse un villaggio di pescatori: il nome stesso del paese deriva da un antico ramo deltizio del Po di Volano, chiamato Sandalus. E’ opinione di molti storici che sia il nome di una piccola imbarcazione che doveva permettere alla popolazione di vivere di pesca tra i corsi d’acqua che non mancavano certo nell’antico territorio ferrarese.
Qui sorge nel cuore del paesino, la bella Pieve romanica dedicata a S. Michele Arcangelo.
La storia della chiesa di Sandolo e le sue origini risalenti al X secolo, è collegata alla pieve di Maiero: è solo verso il XIII secolo che il piccolo paese si rende indipendente dalla pieve di Maiero ed acquista territorio e parroco propri.
La data di costruzione della pieve resta incerta, ma per linee architettoniche è assimilabile alla più grande e non molto distante pieve di S. Vito, infatti entrambe le costruzioni presentano uno stile romanico a pietra vista. Ci sono buone ragioni per credere che la chiesa di Sandolo fosse originariamente di forma basilicale a tre navate: la centrale e la destra, per chi entra, rimangono a testimonianza storica della precedente conformazione. Della sinistra, occupata oggi dalla canonica, non rimane più traccia se non per l’apparizione, in occasione di lavori di restauro, di due archi sulla parete che sembrano confermare questa ipotesi. La pieve nella sua suggestione odierna è frutto di lavori di restauro terminati con la riapertura al culto dell’antica chiesetta il 20 agosto 1972, intervento che ha restituito all’edificio la conformazione settecentesca.
La chiesa ha dimensioni raccolte: 18 metri di lunghezza per 5 di larghezza; vi si accede attraverso un’unica porta d’ingresso sovrastata da una finestra con grata di ferro battuto. Al suo interno, abbellito nel presbiterio con un Cristo su croce bizantina, si trova il marmoreo fonte battesimale del Cinquecento proveniente da un altro edificio sacro. Nella cappella del battistero si può ammirare un affresco del Battesimo di Gesù nel Giordano, attribuito a Giuseppe Mazzolani, importante pittore portuense che si è distinto nel panorama ferrarese del secondo ottocento. Un’altra sua opera molto espressiva, ”Gli ultimi momenti di Savonarola” è conservata presso il Municipio di Portomaggiore.
All’interno della piccola chiesa si trovano: la cappella del confessionale con una Madonna Addolorata e il tipico soffitto a cassettoni; la cappella di S. Antonio da Padova. Dell’antico trono vescovile di Cervia sono i tre scranni che formano il seggio della Presidenza nell’abside. Nel minuscolo campanile l’unica campana manda i suoi rintocchi alla pianura fin dal XV secolo.

Notizie ratte dal sito:

GAMBULAGA - SAN GIORGIO
















Gambulaga, con l’imponente chiesa di S. Giorgio che svetta con i suoi 24 metri di altezza, era un ricco borgo posto al lato di una delle più importanti diramazioni del Po.
Dai documenti reperiti nell’archivio locale, si è potuto rintracciare le origini del paese. Sin dall’anno 334 d.C. per le continue ed abbondanti deposizioni del Po e degli affluenti, si formarono diverse isolette.
Una di queste, che emergeva dalla valle stagnante, aveva il nome Lacus Lungus (Lago Lungo) da cui il nome Gambulaga.
La chiesa di Gambulaga sorge nel luogo in cui un tempo era ubicato il "castello", feudo della famiglia Adelardi Marchesella, sulle rive del fiume Sandalo.
Fu edificata nel 1777 su commissione del parroco don Francesco Marchini e i lavori si protrassero incessantemente per 9 anni.
L'architetto Antonio Foschini volle dare a questo edificio religioso la forma di una nave di cui l'abside rappresentasse la prua e la facciata la poppa.
La struttura è molto sobria, post barocca, le uniche concessioni decorative sono costituite dalle nicchie e dalle paraste della facciata, secondo un disegno geometrico e speculare. La simmetria delle linee che si protendono verso il cielo è resa evidente dal timpano che culmina con una croce in ferro, ai lati della quale sono presenti due statue rappresentanti enigmatiche figure femminili.
L'andamento sinuoso esterno si fa concreto all'interno in morbide linee arcuate che conducono verso l'altare, straordinariamente luminoso. Le grandi vetrate colorate spandono una luce copiosa e dorata. L'unica grande navata è arricchita da quattro altari laterali.
Imponenti colonne di legno dai capitelli dorici merlati d‘oro ornano i fianchi. In origine dovevano essere bianche, ma nei lavori di restauro degli anni '5O sono state dipinte a imitazione del marmo dell'altare.
Ai due lati della porta si possono ammirare immagini affrescate degli Evangelisti Marco e Matteo. Gli Apostoli Pietro e Paolo sono invece imponenti statue in marmo bianco dalle movenze e dalla compostezze classica. l quattro evangelisti incorniciano i primi altari laterali. Gli altari di marmo bianco e verde sono di stile barocco e sono sormontati da putti sorridenti in atteggiamento giocoso e da cesti di frutta in squisito stile ferrarese. A fianco del secondo altare di sinistra una nicchia che rappresenta una grotta, conserva una delicata statuetta raffigurante la Madonna di Lourdes.
L'abside alle spalle dell‘altare fu chiusa durante gli ultimi restauri. Questo intervento ha privato l'edificio delle propria profondità, ma ha permesso di creare una sorta di quinta teatrale dove vi è rappresentato il martirio di S. Giorgio. Di fronte all'altare, sopra la porta d‘entrata campeggia una immagine di S. Giorgio che uccide il drago. Nella sacrestia è conservata un'altra immagine del Santo, oggetto di studi approfonditi da parte della Belle Arti di Bologna. Nell'immagine piuttosto scura, un'unica luce cade dall'alto e illumina il viso straordinariamente espressivo che guarda con grande intensità il visitatore. Questa tavola sembra essere la parte di un trittico, copia ottocentesca di un‘opera di Dosso Dossi, andata perduta.
Il soffitto, suddiviso in fasce è riccamente affrescato. Le decorazioni pittoriche presenti nella zona absidale e negli altari laterali risalgono agli anni '5O contestualmente ai lavori di ristrutturazione.
Il grande altare in marmo pregiato è stato consacrato il 4 ottobre 1956 al termine dei lavori. La chiesa originaria doveva essere molto sobria, anche il soffitto non era decorato. Il vero soffitto a capriata si può ammirare solo salendo una stretta a ripida scalinata a sinistra dall'altare. Nel ‘300 la Chiesa di Gambulaga costituiva, assieme a quella di Runco, Voghenza, Masi, Gualdo e Quartiere, la pieve di Voghiera.





Le notizie e le due foto che precedono sono state tratte dal sito:
Comune di Portomaggiore - Sito Istituzionale

domenica 19 novembre 2017

VOGHENZA - SAN LEO








La foto ed il testo che segue sono tratti da:
"Ferrara Terra e Acqua"


La chiesa di Voghenza fu distrutta durante la seconda guerra mondiale e, oggi ricostruita, è dedicata a San Leo, il Santo taumaturgo del Montefeltro. Narra la leggenda che il 14 febbraio 1016 l'imperatore Enrico II dovette lasciare qui a Voghenza il sarcofago che custodiva le spoglie del Santo e che originariamente doveva essere trasportato fino a Spira, in Germania; l'imperatore aveva ottenuto tali reliquie dal Papa, in cambio della sconfitta inflitta ai Greci e ai Saraceni nelle vicinanze di Roma. Più verosimilmente il sarcofago con le reliquie, tuttora custodito all'interno della chiesa, rimase qui durante uno dei viaggi che, nell'Alto Medioevo, si facevano compiere alle reliquie sacre, trasportate per i villaggi e le città colpite da calamità naturali o da pestilenze. La chiesa contiene anche il coperchio di un altro sarcofago, del XII vescovo di Voghenza, Mauricino (VI secolo).



lunedì 13 novembre 2017

RUNCO - CHIESA DI SAN SISTO PAPA












La chiesa di Runco, dedicata a San Sisto papa, risale al sec. XIV ed apparteneva alla pieve di Voghiera. Nel sec. XV ricevette la visita pastorale del Beato Giovanni Tavelli da Tossignano. L'edificio, che nel 1621 non disponeva ancora di fonte battesimale, subì vari restauri nel corso del tempo che gli conferirono uno stile barocco.


Già esistente nel 1316 con la dedica a San Sisto II Papa, nell'aspetto attuale risale al 1621: sia la chiesa che il campanile sono infatti di fattura squisitamente barocca. All’interno è custodito un ritratto del patrono che sorregge in due piatti le teste dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, attribuito allo Scarsellino; degni di nota sono anche i quadretti della Via Crucis, piccole tele ad olio del XIX secolo.

PORTOMAGGIORE - CHIESA COLLEGIATA S. MARIA ASSUNTA








Link: https://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-ferrara/cartina-monumenti-portomaggiore/monumenti-portomaggiore-chiesa-collegiata-santa-maria-assunta.htm

Uno dei più importanti monumenti religiosi del comune di Portomaggiore (FE) è la Chiesa Collegiata Santa Maria Assunta. L’attuale edificio fu costruito tra il 1950 e il 1960, su progetto di uno dei più importanti architetti del Novecento, Giuseppe Vaccaro, per rimpiazzare l’antico Duomo, datato X secolo e dedicato anch’esso al culto dell’Assunta, andato completamente distrutto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Dell’antica pieve furono recuperati solo alcune suppellettili e due preziose opera d’arte, che ancora oggi sono ammirabili nell’odierno tempio: una terracotta policroma del Quattrocento, di autore ignoto, raffigurante il Cristo sofferente, e la meravigliosa pala dell’Assunzione della Vergine, realizzata nel Cinquecento, che un tempo arricchiva l’altare maggiore dell’antico duomo. All’interno della chiesa sono contenute una serie di ottime opere d’arte moderna, tra tutte si ricordano: la splendida pala dell’altare dedicato all’Addolorata, un prezioso organo a canne di grandi dimensioni, le due statue in bronzo dell’abside che ritraggono san Carlo Borromeo e San Appolinare Vescovo, i medaglioni in bronzo che arricchiscono la facciata della chiesa, la via Crucis realizzata dall’artista Carlo Zauli e l’imponente Crocifisso bronzeo dello scultore Biancini. 


Per saperne di più............https://it.wikipedia.org/wiki/Portomaggiore

VOGHIERA - NATIVITA' DI MARIA VERGINE











La chiesa di Voghiera, (sec. XII)  è menzionata nei privilegi del 1187 concessi dal pontefice Gregorio VIII al vescovo Stefano di Ferrara.
Era una pieve capitolare in cui officiavano il parroco e quattro canonici. Nel sec. XVII la pieve aveva sotto di sé le parrocchie di Voghenza, Gambulaga, Runco, Montesanto, Masi San Giacomo, Gualdo e Ducentola. La chiesa si arricchì nei secoli di opere di insigni pittori, nel 1598 vi celebrò la messa il pontefice Clemente VIII.
Di particolare suggestione entrando nella chiesa è l'abside affrescato che rappresenta la Vergine Maria, posta al centro e attorno  a lei una coreografia di personaggi che reggono ciascuno un cartiglio abbinato ad un oggetto che ne rappresenta visivamente l’iscrizione. E’ un modello iconografico che richiama tre opere attribuite al Garofalo e/o altri pittori  della sua bottega, opere conservate alla pinacoteca Capitolina di Roma ed a Brera.
La funzione didattica del dipinto, che propone una interpretazione in chiave Mariana di alcuni passi dell’Antico Testamento secondo la versione della Vulgata, è evidente nella rappresentazione dei simboli floreali o architettonici: la fontana; la città; il tempio, affidati alle figure armonicamente disposte nella parte sinistra dell’affresco.


Notizie tratte da:  
 
 Le foto sono di Nonno Kucco.

venerdì 10 novembre 2017

FERRARA - SANTA MARIA DELLA CONSOLAZIONE


...................... la facciata del tempio, è uno dei tanti “esempi di non finito” a Ferrara, in quanto le riseghe in cotto denunciano chiaramente che essa doveva essere rivestita di marmo. Lo stesso protiro che dà sul sagrato è parte di un portico non completato: entrando nella chiesa si nota nella lunetta l’affresco che rappresenta la “Madonna in trono fra angeli”, opera della seconda metà del XVI secolo attribuita al Bastianino e restaurata nel 1997. Il portale d’ingresso è incorniciato da due pilastri marmorei e da una trabeazione con l’iscrizione latina che ricorda l’intitolazione del tempio alla pia Madre della Consolazione.

.......................Ci troviamo in una delle più belle chiese di Ferrara, la cui costruzione è legata alla devozione popolare e ad un fatto ritenuto miracoloso, che secondo il Guarini (storico del ‘600) sarebbe avvenuto nel 1189. A tal proposito, ecco di seguito una delle tante versioni della vicenda.
Un giorno un nobile e benestante cittadino ferrarese, insieme alla propria famiglia, si stava recando su di una carretta presso un suo podere ma, a causa dell’improvviso ribaltamento della stessa per un ostacolo improvviso, corse un grave pericolo in prossimità di questo luogo, all’epoca isolato,  denominato Caldiputeo o Val di Puteo e situato fuori dalle mura della città, che all’epoca correvano poco più a nord della Cattedrale. Siccome in quel frangente si era raccomandato alla Madonna, pensò che proprio per tale motivo fosse rimasto miracolosamente illeso assieme ai suoi famigliari; allora corse subito a casa, prese un’immagine votiva della Beata Vergine col Bambino dipinta su tavola a cui egli e la sua famiglia erano devoti, quindi la appese ad un albero vicino al luogo dell’incidente; poi finalmente riprese il viaggio lungo la strada che conduceva a Francolino, dove era diretto.
Ovviamente si sparse la voce, perciò Val di Puteo diventò il luogo di devozione di quel cittadino e di tanti contadini, i quali insieme costruirono un piccolo oratorio per venerare l’immagine sacra, alla quale molti in seguito si rivolsero per chiedere consolazione e sollievo dalle tante vicissitudini della vita, dalle malattie e dalle frequenti epidemie che falcidiarono la popolazione ferrarese. Il piccolo edificio sacro si riempì ben presto di statuette e di voti a Maria Santissima, perciò cominciò ad essere frequentato da tantissimi cittadini e paesani, molti dei quali nei secoli successivi ricevettero delle grazie.


Per approfondire:
Le chiese di Ferrara
Storia, arte e fede
Giovanni Sassu e Francesco Scafuri
Fondazione Ferrara Arte 2013
Comune di Ferrara
Arcidiocesi Ferrara - Comacchio

Per saperne di più...........























Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_della_Consolazione_(Ferrara)

All'origine della storia della chiesa vi è un miracolo avvenuto nel luogo dove ora sorge la chiesa. Un giorno, mentre un nobile ferrarese si recava in un suo podere fuori città, incorse in alcuni banditi e facendo appello alla Santissima Vergine rimase illeso; corse a casa per poi tornare sul luogo con una tela della Vergine che collocò proprio in quel punto. Nel 1189 venne edificato un piccolo oratorio per contenere l'immagine della Vergine. Negli anni a questa immagine vennero attribuite numerose guarigioni miracolose e grazie a molte persone.
A poco a poco aumentò l'afflusso di gente nell'oratorio, tant'è che il duca Ercole I venne sollecitato a finanziare la costruzione di una chiesa adiacente l'oratorio. Fu così che il 5 aprile del 1501 venne posta la prima pietra proprio alla presenza del duca Ercole. I lavori si conclusero il 16 marzo 1516 e vi fu trasportata l'icona miracolosa. Vicino alla chiesa sorse anche un convento che nel 1528 risultava già essere occupato dalla Congregazione dei Serviti dell'Osservanza. In Santa Maria della consolazione venne sepolta nel 1608 Marfisa d'Este, unica esponente della ex casa regnante a restare in città dopo la devoluzione allo stato pontificio nel 1598. Nel 1781 Papa Pio VI decretò la soppressione del convento, i cui diritti passarono ai Servi di Maria della Basilica di San Pellegrino Laziosi, in Forlì, mentre la chiesa continuò a essere officiata come parrocchia dipendente dalla Curia ferrarese. Nell'ultimo ventennio dell'Ottocento la chiesa venne chiusa al culto e adibita a magazzino prima militare poi comunale, mentre gli arredi sacri furono distribuiti tra le chiese della Diocesi. Nel 1964 la chiesa e il chiostro vennero restaurati ad opera della associazione Ferrariae Decus e dalla Cassa di risparmio di Ferrara. A partire dal 1972, è stata aperta al pubblico. Attualmente a causa del terremoto dell'Emilia del 2012 la chiesa è inagibile.